Ad oggi, quando si parla di sostenibilità, è difficile distinguere un capo sostenibile da uno che non lo è. I criteri di valutazione sono diversi e non tutti i consumatori hanno le capacità o dispongono delle informazioni giuste per fare una corretta valutazione. La storia che vi raccontiamo oggi è quella di “Veganized“, un negozio di moda sostenibile sia fisico che online di Malaga, in Spagna.
“Veganized” è un negozio di moda sostenibile che nasce dall’idea di due coniugi, Ulrich e Mellany Müller. “Io e mia moglie proveniamo dal lato oscuro del settore. Io ho lavorato per anni in multinazionali legate alla moda. Ad un certo punto io e Mellany ci siamo chiesti “come si fa a ottenere un capo che si vende a 10 euro? Cosa c’è dietro?“, racconta Ulrich.
“Non essendoci trasparenza, abbiamo deciso di creare un negozio di moda sostenibile ed equo solidale, aprendo così il primo concept store a Malaga. Il nostro abbigliamento è sostenibile, ma anche fashion. Mellany fa parte di un altro movimento rivoluzionario: “Fashion Revolution“, che cerca di combattere il fast fashion”.
“Veganized” non è solo il nome del negozio di moda sostenibile, ma anche la sua mission. “In qualità di consumatori, oltre che di produttori, siamo responsabili dei nostri figli e della nostra terra. Cerchiamo nella filiera prodotti certificati e trasparenti, di alta qualità, moderni e privi di sostanze tossiche“. Ulrich e Mellany sono contro lo sfruttamento minorile e promuovono condizioni di lavoro ottimali per tutti. “Vogliamo che ogni essere umano abbia un giusto stipendio per il proprio lavoro. Non ci piace che alcuni imprenditori approfittino della povertà che esiste nel mondo per arricchirsi“. Lo sfruttamento nel settore tessile ha una lunga tradizione. “Tutto è iniziato nel 1995 con l’accordo multifibra, con il quale i grandi marchi hanno accettato di subappaltare in Asia, Sud America o Marocco, dove morte e moda sono sinonimi. Questo sfruttamento interessa l’intera filiera produttiva, dalla materia prima al prodotto finale“.
Il 40% del mercato tessile mondiale è nelle mani di grandi multinazionali, e nessuna delle prime 50 aziende tessili del mondo offre salari dignitosi ai propri lavoratori.
“La Spagna è la sede di Inditex , una delle più importanti aziende tessili del mondo. Il suo modello di business si basa sul concetto di fast fashion, ovvero “prendi e butta via”.
“Il settore tessile è uno di quelli che più fedelmente riproduce il modello capitalista: produrre nei paesi emergenti e vendere nel mondo “sviluppato”. Così, una famiglia dedita a lavorare per una di queste multinazionali tessili nei paesi in via di sviluppo sopravvive con meno di 1 dollaro al giorno. 21 milioni di persone lavorano in semi-schiavitù“, spiega Ulrich, dati alla mano.
Moda organica, sostenibile, vegana e riciclata.
Da “Veganized” è possibile trovare abbigliamento da donna, da uomo e per bambini, oltre che accessori e scarpe. “Ad oggi il 95% della concia delle pelli è realizzato con Cromo 3, che viene poi convertito in Cromo 6 e che è molto tossico. Le scarpe normalmente non vengono lavate, quindi la sostanza chimica passa nel nostro corpo. Anche altre tecniche come la sabbiatura dei jeans sono molto inquinanti” . Ecco perché i prodotti “Veganized” sono organici, sostenibili e vegani. “Organico significa naturale. Nel produrre questi capi né l’uomo né la natura subiscono un eccessivo sfruttamento o danno. Tutte le nostre camicie sono certificate GOTS e 100% vegane. I nostri capi sono privi di elementi chimici e tossici“, spiega Ulrich.
“Sostenibile, invece, significa che i nostri produttori utilizzano esclusivamente materiali ecocompatibili. Vogliamo prevenire il sovrasfruttamento dei campi agricoli. Ad esempio, le suole delle scarpe sono di gomma naturale invece che di plastica, perché un ettaro di gomma assorbe sette volte più CO2 di un ettaro di foresta“. Vegano significa che, per realizzare questi capi, non c’è sfruttamento animale. “Scegliamo produttori che non utilizzano oli, grassi, additivi e coloranti animali.”
Alcuni dei capi presenti nel negozio di moda sostenibile “Veganized”, inoltre, sono risultanti da recycling o upcycling. “Alcuni dei nostri prodotti sono realizzati con materie prime riciclate. L’idea è di chiudere il ciclo di vita dei tessuti, in modo che non diventino spazzatura“.
Come fa “Veganized” a controllare che i capi rispettino davvero questi principi? “Ammettiamo solo fornitori con certificati e in caso di dubbio sulla sostenibilità o meno di un marchio non lo incorporiamo“.
I materiali utilizzati
I materiali più utilizzati per i capi del negozio di moda sostenibile “Veganized” sono:
- cotone organico, per pantaloni, maglioni e scarpe o biancheria intima. “Il cotone biologico che utilizziamo è soggetto alle rigide condizioni delle certificazioni GOTS (Global Organic Textil Standard) Vengono utilizzati solo semi di cotone non geneticamente modificati. Il cotone viene coltivato in Africa, India, Turchia o Pakistan senza l’applicazione di pesticidi o diserbanti“.
- canapa, fibra utilizzata per camice, giacche e pantaloni. “La canapa è un materiale altamente tollerato dalla pelle ed è quindi ideale per le pelli allergiche. Rinfresca nelle giornate calde e rimane caldo nelle giornate fredde. La coltivazione della canapa consuma pochissima acqua e non necessita dell’applicazione di pesticidi o diserbanti“.
- gomma naturale, impiegata dal marchio “Ethletic” per le suole delle scarpe. “La nostra gomma è certificata dal Forest Steward Council (FSC) e viene coltivata e raccolta in condizioni eque e sostenibili in Sri Lanka“.
- sughero da quercia portoghese, biodegradabile al 100%, utilizzato per borse, suole di scarpe e cinture. Protegge il terreno dall’erosione e aumenta l’assorbimento dell’acqua piovana. Assorbe anche CO2.
- viscosa “Ecovero”. A differenza della viscosa tradizionale, che emette molta CO2 e consuma molta acqua, la viscosa “Ecovero” è sostenibile. “Il nostro partner austriaco Lenzing utilizza esclusivamente legno certificato FSC e PEFC proveniente da silvicoltura sostenibile. Lenzing ha sviluppato un processo in cui la maggior parte dell’acqua e tutte le sostanze chimiche vengono riciclate e riutilizzate. Il risultato? 0% di impatto ambientale. Solo l’acqua di raffreddamento pulita lascia il processo di produzione chiuso. Il nuovo processo consente inoltre di risparmiare il 50% dell’energia, che viene generata interamente in fabbrica“.
- kapok. Il kapok è una fibra cava molto fine e morbida, coltivata naturalmente. Cresce solo in baccelli di semi solidi sugli alberi nella regione subtropicale e non può essere coltivato. Poiché la fibra è molto fine e corta, può essere utilizzata solo se mescolata con altre fibre, come il cotone organico.
- lino. Biodegradabile, ha poco consumo di acqua, la sua coltivazione è priva di erbicidi e pesticidi.
- poliestere riciclato. “L’ECONYL® è un filato sostenibile con cui realizziamo costumi da bagno e abbigliamento sportivo ecologici e funzionali. Per la produzione del filato ECONYL®, vecchie reti da pesca e rifiuti del Mediterraneo vengono raccolti, selezionati, puliti e ritrattati in Italia e Slovenia. Questo consente di risparmiare energia e materie prime. Nel nostro negozio abbiamo degli occhiali da sole realizzati al 100% con reti da pesca“
- Tencel® o Lyocell è una viscosa di eucalipto prodotto da Lenzing in Austria. Il tessuto è utilizzato per la moda estiva e invernale grazie alle sue qualità termiche. Coltivata senza erbicidi e pesticidi, consuma poca acqua.
Ulrich ci ha fornito alcuni esempi di marchi come “Ethletic“, che produce scarpe sportive (tipo Converse) ma in cotone organico proveniente dall’India, con suola in gomma naturale proveniente da foreste protette dello Sri Lanka: “hanno lo stesso prezzo delle Converse ma sono ecologiche ed equosolidali“.
Il marchio “NOAH“, invece, produce scarpe da donna realizzate in sughero o in poliestere riciclato . C’è anche la biancheria intima, realizzata da marchi come “Vatter“, che offrono alternative etiche per i capi intimi in cotone biologico: “questi capi possono essere più costosi, ma durano più a lungo”.
Veganized ha anche uno store online, dove è possibile acquistare gli stessi capi presenti in negozio.