Le sneakers interscambiabili di ACBC

Intervista al CEO Gio Giacobbe

By
Anna Quirino

ACBC sta per “Anything Can Be Changed”, e il nome scelto per questo brand si addice sicuramente alla sua missione, che abbiamo approfondito con il CEO Gio Giacobbe. Giacobbe, CEO con un passato da direttore generale di Trussardi, ed il suo collega Edoardo Iannuzzi, product designer, hanno fondato ACBC nel novembre 2017. Il brand realizza prettamente sneakers interscambiabili: sulla stessa suola, infatti, si possono montare e cambiare 100 diverse tomaie, leggere e facili da trasportare. Questa tecnologia ha particolarmente attirato la nostra attenzione durante l’edizione di settembre 2020 del White Show Milano, il trade show internazionale incentrato sull’innovazione nel mondo fashion, a cui abbiamo preso parte quest’anno.

Giò Giacobbe, CEO di ACBC

La nostra mission è incrementare la condizione del pianeta e delle persone da un punto di vista green”, ci dice Gio Giacobbe, che abbiamo intervistato in esclusiva per scoprire qualcosa in più sul brand. “Io vengo dal mondo dell’abbigliamento, Edoardo (Iannuzzi, ndr.) da quello del design. Entrambi abbiamo notato che il mondo delle calzature è uno dei più inquinanti: su 23 miliardi di scarpe realizzate in tutto il pianeta, la CO2 prodotta è pari a quella delle emissioni delle macchine di Germania e Italia messe insieme”.

Il concetto è chiaro: le calzature sono un elemento chiave della rivoluzione sostenibile all’interno del mondo fashion. “Una ricerca dell’MIT (Massachusetts Institute of Technology, ndr.) ha dimostrato che su 12 kg di CO2 emessi durante la realizzazione di una calzatura, 8 sono prodotti dalla suola”, spiega Giacobbe. Ed è qui che interviene ACBC.

Edoardo Iannuzzi, CEO di ACBC

Io ed Edoardo abbiamo realizzato il primo brevetto di intercambiabilità della suola grazie ad una zip. Per cambiare stile è possibile comprare una sola suola, e cambiare la tomaia. Questo ha un impatto molto importante, perché ogni volta che viene comprata una tomaia senza suola si fanno risparmiare 8 kg di CO2 e 4 milioni di kg di plastica al pianeta”. Definita la migliore startup italiana dal premio “B-Heroes”, ACBC non è sostenibile solo nella produzione, ma anche nel suo impianto imprenditoriale: “Siamo società benefit e animal-free a statuto, inoltre usiamo materiali riciclati bio-based, cioè costituiti da sostanze derivate da organismi viventi”.

ACBC vanta anche collaborazioni con alcuni big della moda, come Armani, Philippe Model, Moschino: come si sono approcciati a queste realtà? E’ Gio Gacobbe a spiegarcelo: “Abbiamo semplicemente proposto delle tecnologie in co-branding, ed è stato per noi un motivo di grande orgoglio riuscire ad aiutare questi colossi della moda ad approcciarsi alla sostenibilità e a diventare più green tramite prodotti che co-creiamo e lanciamo sul mercato

L’impegno di ACBC è notevole, anche nel coinvolgere le altre aziende. Quindi ci siamo chiesti, durante la chiacchierata con Gio Giacobbe, cosa potrebbe fare l’industria del fashion per cambiare le cose in ambito sostenibilità. “Tutto parte dalle aziende, che costituiscono la domanda: se la domanda di materiale non riciclato non supera quella di riciclato, non c’è lo stimolo a produrre sostenibile. In questo senso i brand devono fare una scelta netta, smettere di utilizzare prodotti derivati da animali, cominciare ad usare sempre di più materiali bio-based o riciclati. La riciclabilità è una catena, e ad oggi manca un ciclo circolare completo per reimpiegare e riutilizzare ciò che viene riciclato per fare tessuti. Se i big della moda si muovessero in questa direzione, la ricerca farebbe dei passi avanti molto importanti”.

Di sicuro il periodo storico che stiamo vivendo potrebbe essere di grande ispirazione al mondo della moda per rinnovarsi e prestare più attenzione al pianeta. “Sì, questa è una nuova era: quello che vediamo è l’accorciamento dei tempi di una fase già cominciata, ma che ora deve essere repentina e radicale”, dice Giacobbe, “Le persone ora lavorano in smart-working, la mobilità si è ridimensionata. La moda affronterà una gestione delle tempistiche diversa: tra 10 anni ci saranno più prodotti “carry-over”, spariranno le collezioni bimestrali e l’attenzione eccessiva verso Instagram. Io penso che il prodotto sarà bello e “timeless”, potrà andare bene sempre ed in ogni stagione”.

Quella delle collezioni “timeless” è un’idea che già diversi brand hanno dichiarato di voler sperimentare, anche in base a come è cambiato il mercato e l’esperienza d’acquisto del consumatore. Lo facciamo notare a Giacobbe: “Bisogna rispettare le tempistiche dei consumatori. Negli scorsi anni, l’Europa si basava completamente su vendite estere, io l’ho visto durante la mia esperienza quinquennale in Cina. Ora che i cluster di consumatori cinesi, ma anche giapponesi, arabi e russi, non ci sono più, il sistema si è svegliato e ha capito che l’obiettivo è il consumatore “local” e la sua esperienza d’acquisto”.

Qual è quindi l’obiettivo di ACBC? Che esperienza d’acquisto offre il brand al cliente italiano? “Il cliente ACBC compra al 100% un prodotto funzionale e sostenibile, che esce con un sustainability disclosure,il quale indica quanta percentuale di sostenibilità c’è e dove. Penso che chi acquisti ACBC sia molto sicuro di sé, perché affronta un brand non così conosciuto come altri, che ha nelle corde un valore di sostenibilità e sicurezza che lo rendono il nostro consumatore”.

La chiacchierata con Gio Giacobbe è volta al termine con un augurio per il futuro, perché quello che il designer spera per il brand è di “Intaccare sempre di più il mercato fashion, grazie a ricerca e sviluppo di tecnologie innovative in ambito di sostenibilità, e affrontare i mercati in maniera diversa. L’innovazione deve essere a livello di prodotto e di canale”.

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