Una delle maggiori difficoltà per stilisti e designers è trovare materiali con caratteristiche sostenibili, ecologiche e/o prive di crudeltà sugli animali; che siano anche facilmente accessibili, poiché il tema della sostenibilità sta ancora muovendo i suoi primi passi nel settore. Questo rende i prodotti difficili da trovare o difficili da acquistare a causa delle quantità minime richieste per il suo acquisto. Ecco perché oggi voglio parlarvi di un prodotto che ho trovato qualche mese fa e che recentemente ho avuto la possibilità di conoscere meglio e lavoa con pelle vegana.
Desserto, progetto di pelle vegana a base di nopal/fico d’india (cactus Opuntia); creata dai messicani Adrián López Velarde e Marte Cázarez; con l’obiettivo di offrire un’alternativa alla pelle di animale e allo stesso tempo ridurre l’inquinamento ambientale.
In un’intervista con Marte Cázarez co founder di Adriano di Marti, l’azienda che contiene Desserto; siamo riusciti a raccogliere informazioni importanti per comprendere meglio questo prodotto.
Come punto principale è capire perché hanno deciso di lavorare con il nopal come materia prima.La ragione è molto semplice; l’Opuntia Cactus come questa specie è nota, abbonda in diverse regioni del Messico e il suo uso si estende da gastronomico a medicinale; è una pianta ricca di proprietà e molto facile da coltivare, dal momento che ha bisogno di pochissima acqua per vivere. Può usare l’acqua piovana come fonte di sussistenza e vivere lunghi periodi anche senza di essa; poiché assorbe l’umidità dall’ambiente. Essendo un po’ più specifici, 1 chilo di questa pianta occupa 300 litri di acqua in 8 mesi di crescita.
Ciclo di vita
Il degrado di questo materiale è stato stimato in 3-5 anni per la resina del fico d’india che costituisce la parte superiore della pelle, il supporto al contrario può variare, dal momento che utilizza cotone, poliestere o la somma di entrambi, dando una stima da 3 a 10 anni. Ci ha anche detto che all’interno degli obiettivi per il futuro di questo prodotto è quello di sviluppare una base o supporto anche in fico d’india, riducendo così il suo periodo di degrado dopo lo scarto.
Un fatto che mi è sembrato molto importante è che gestiscono uno stock del tessuto nelle loro strutture per facilitare l’uso di questo materiale da parte di piccoli imprenditor, contribuendo così alla diffusione e alla democratizzazione della sostenibilità.
Se vuoi saperne di più su questo progetto, ti invitiamo a seguici sulle nostre reti sociali, poiché avremo Marte Cázerez come ospite in una domanda e risposta LIVE Q&A in cui ci aiuterà a risolvere le preoccupazioni che in questo articolo non abbiamo fatto.