Better Buying, una piattaforma per migliorare i comportamenti d’acquisto dei consumatori

By
Anna Quirino

Better Buying è un’organizzazione senza scopo di lucro (e piattaforma di rating), fondata dalla docente universitaria statunitense Marsha Dickson. L’organizzazione svolge attività di ricerca scientifica e formazione, esaminando il modo in cui vengono svolti gli affari tra acquirenti e fornitori. Better Buying mira a trasformare le pratiche di acquisto comunemente utilizzate nel settore dei beni di consumo, in modo che i rapporti commerciali con i fornitori siano basati su condizioni di lavoro dignitose e riducano gli impatti ambientali della produzione.

I buyers e i fornitori sono sempre più preoccupati per l’impatto che le pratiche di acquisto dei consumatori hanno sulle capacità dei fornitori di assicurare condizioni di lavoro dignitose. È risaputo che la richiesta di ordini grandi, con tempistiche ristrette e al minor costo possibile, mette in difficoltà i fornitori, che spesso finiscono per avere performance ambientali e qualità del lavoro inferiori alla media.

Better Buying consente ai fornitori di valutare (anonimamente) le pratiche di acquisto delle aziende che comprano i loro prodotti e indica a marchi e rivenditori quali pratiche possono essere migliorate. Gli obiettivi della piattaforma sono: migliorare le condizioni lavorative; migliorare il modo in cui le società negoziano i contratti; massimizzare la redditività per fornitori e acquirenti, ma soprattutto supportare la trasformazione settoriale delle pratiche di acquisto degli acquirenti, in modo che sia loro che i fornitori possano raggiungere gli obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale.

La ricerca ha dimostrato che cattive pratiche di acquisto possono impedire la conformità dei fornitori ai codici di condotta aziendali e mettere a rischio la vita e la dignità dei lavoratori. Le cattive pratiche di acquisto hanno portato a molti problemi, tra cui il lavoro minorile e il ridimensionamento dei dipendenti. Molti dei loro effetti negativi rientrano in quattro categorie:

• Mancato pagamento dei salari

• Utilizzo di straordinari eccessivi, alcuni dei quali forzati

• Subappalto non autorizzato a strutture non sicure e con cattive condizioni di lavoro

• Aumento del lavoro a tempo determinato

Better Buying permette di valutare ben 7 aree delle pratiche d’acquisto: pianificazione e previsione; design e sviluppo; costo e negoziazione; approvvigionamento e posizionamento degli ordini; pagamenti; gestione del processo d’acquisto; partnership sostenibili.

Fino ad ora, Better Buying si è sempre occupato dei cosiddetti “soft goods“, cioè quei beni definiti “non durabili”, come capi d’abbigliamento, calzature e tessuti per la casa. Da quest’anno, però, dopo cinque anni passati ad analizzare le pratiche di consumo riferite ai soft goods, la piattaforma si orienta anche sugli “hard goods“, ovvero i beni “durabili”, come giocattoli, elettronica, mobili, elettrodomestici, articoli di cancelleria.

Secondo Marsha Dickson, “Sebbene sia risaputo che le pratiche di acquisto sono un problema significativo per i fornitori di abbigliamento, calzature e tessili per la casa; la sostenibilità è diminuita anche in altre catene di approvvigionamento di beni di consumo, e dunque è necessaria una migliore comprensione del ruolo che i comportamenti d’acquisto hanno“.

I beni “hard goods” performano meglio dei beni “soft goods” in categorie come negoziazione e gestione del processo d’acquisto, ma entrambe le tipologie hanno problemi dal punto di vista della sostenibilità, e Better Buying punta a risolverli (il report completo dell’anno 2020 è reperibile a questo link).