Cos’è The Line
Una città a zero emissioni di carbonio, 100% sostenibile, autoalimentata, senza strade né macchine: l’utopia green dell’Arabia Saudita si chiama “The Line”.
La megacity, sarà costruita su un’unica linea retta, lunga 170km con la stessa estensione del Belgio. Il territorio prescelto si trova a nord-ovest dello stato, tra il Mar Rosso e il Golfo di Aqaba. La zona è ad oggi principalmente desertica, ma l’imponente progetto mira a renderla un’oasi di sostenibilità e multiculturalità. Lanciato nel 2017, questo piano utopistico rientra nel “Vision 2030”, un act che punta a focalizzare l’economia araba sulle energie rinnovabili, facendola diventare un modello mondiale.
Come spiegato nei video di presentazione di The Line, la città sarà unica e pionieristica. La regione entro cui si svilupperà il prodigio, ha preso non a caso il nome di NEOM. Le prime tre lettere rimandano al prefisso greco nέο, che significa “nuovo”, la quarta lettera è l’abbreviazione di Mostaqbal, parola araba che sta per “futuro”.
L’ultra- innovazione prevista per The Line comprende una totale alimentazione da fonti rinnovabili e la connessione internet libera ed ultra veloce in tutte le zone della città. I trasporti utilizzeranno la tecnologia driverless con mezzi a guida autonoma, nessun cittadino potrà né dovrà avere un’automobile, perché il progetto assicura che ogni necessità sarà ad un massimo di 5 minuti di cammino. La smart mobility prevede poi un commuting di massimo 20 minuti.
L’altra faccia della medaglia è la scommessa high-tech. Connettività, droni di monitoraggio e utilizzo dei big data. I servizi saranno basati sull’intelligenza artificiale e il riconoscimento facciale. Proprio questa iper sorveglianza ha portato scetticismo in una fetta dell’opinione pubblica.
Chi c’è dietro The Line
La faraonica smart city da 500 miliardi di dollari, è una creatura del giovane principe saudita Mohammed Bin Salman. Nel video diffuso sui canali ufficiali del progetto, è proprio lui a spiegare quanto e come The Line cambierà il volto del pianeta. Sua Altezza Reale (così viene definito nei comunicati di lancio), afferma che entro il 2030, la città ospiterà 1 milione di abitanti, pionieri di una nuova civiltà virtuosa in cui non si respirerà più smog, non si morirà per incidenti d’auto, non si inquinerà. Surreale, utopistico, ma a quanto pare realizzabile.
Per quanto tutto questo sembri idilliaco, la controversa situazione politica e diplomatica dell’Arabia Saudita, sposta necessariamente il dibattito dal piano della sostenibilità a quello dell’etica.
L’imponente progetto ha infatti subito una battuta d’arresto a seguito del caso Jamal Khashoggi, giornalista dissidente ucciso il 2 ottobre 2018 all’interno del Consolato saudita di Istanbul. Di questo omicidio l’Onu ha accusato “funzionari sauditi di alto livello, compreso il principe ereditario Mohammad bin Salman”. All’esplosione di questa notizia, alcuni tra i 18 esperti internazionali dell’advisory board di Neom si sono auto-sospesi.
L’uccisione di Khashoggi ha fatto dunque allontanare dall’affare diversi architetti e ingegneri tra i più famosi al mondo. Il caso più eclatante è stato quello dell’architetto britannico Norman Foster, seguito da una nota dell’italiano Carlo Ratti.
Un’utopia green che divide
Nonostante i rapporti tesi con l’Occidente, la maggior parte dei detrattori di The Line sembrano essere proprio tra la popolazione dell’Arabia Saudita. La critica più comune riguarda infatti la richiesta di molti cittadini di migliorare le condizioni delle città già esistenti, adeguandole al progresso del paese, prima di costruirne una nuova.
Su Twitter poi, molti utenti si chiedono come sia possibile portare a termine un disegno così monumentale in soli 10 anni, senza nuocere ulteriormente all’ambiente durante la sua realizzazione, posizionando (letteralmente) una megalopoli verde sul deserto.
Altro punto cruciale della costruzione, è quello degli “sfratti”. Il New York Times riporta infatti l’amara vicenda della comunità tribale che abita la zona della provincia di Tabuk da secoli, che ora verrà allontanata per fare spazio al progetto. Sempre il quotidiano americano spiega come a seguito di un video-denuncia, uno dei membri della tribù beduina sia stato ucciso a colpi d’arma da fuoco in uno scontro con le forze di sicurezza saudite.
Certo questo non significa che una monarchia autoritaria come quella di Salman non possa avere idee rivoluzionarie e ottime nel contenuto, bensì che la forma e il progresso morale lascino ancora a desiderare.
E voi? Vivreste in una città dei sogni, ecosostenibile, protetta e immersa nella natura che, seppur promettendo di essere libera e multiculturale, è “Made in Saudi Arabia”? Se la risposta è si, preparate i bagagli, perché potrete far parte di quella che sicuramente sarà un’avventura, da tutti i punti di vista.