Dolce o secco. Lo possiamo trovare bianco, rosso e rosato. Alcuni sono astemi mentre altri ne possono diventare dipendenti. Spesso lo si chiama “nettare di Bacco”. Avrete capito ormai, stiamo parlando del vino.
Seppur il miglior vino varia da palato a palato alcuni vini della Spagna, Francia, Italia, Australia e USA vengono inclusi nelle liste dei miglior vini del mondo.
E se abbiamo la certezza che il classico vino viene sorseggiato e assaporato da migliaia di anni non possiamo dire la stessa cosa dei vini vegani.
Infatti, i primi tentativi di produzione di questi ultimi sono avvenuti durante gli anni 80/90 e sono diventati comuni solo negli ultimi due decenni per rispondere proprio alla maggior richiesta da parte di consumatori vegani e vegetariani.
Ma qual è la differenza tra queste due bevande?
Gli agenti chiarificanti
La differenza sostanziale sono gli agenti chiarificanti che vengono utilizzati nella produzione. Come suggerisce il nome, aiutano a migliorare la limpidezza e la stabilità del vino.
Perché sono così importanti per chi vuol salvaguardare il mondo animale?
Certo il vino viene prodotto dall’uva, totalmente vegetale, ma non si può dire la stessa cosa di questi agenti. Infatti, forse alcuni ne sono ignari, ma sono appunto di origine animale.
Albumina, il bianco dell’uovo, caseina, una proteina del latte, la gelatina derivata dal collagene animale, e la colla di pesce estratta dalla vescica natatoria dei pesci sono alcuni esempi.
Ed ecco che entrano in gioco le alternative grazie alle quali è possibile produrre vino vegano.
La bentonite è un tipo di argilla che assorbe le particelle in sospensione e quindi aiuta a chiarificare sia vini rossi che bianchi. Così come le proteine vegetali derivate da fagioli o patate, ad esempio, utilizzate per lo stesso scopo.
Il carbone attivo viene usato per rimuovere odori e impurità.
Ma non è tutto.
L’impatto ambientale
La produzione di vino ha un impatto ambientale importante che varia in base alle pratiche agricole, ai metodi di vinificazione, al trasporto e all’imballaggio.
I terreni trasformati in vigneti, ad esempio, riducono la biodiversità e c’è una perdita di habitat per molte specie.
La viticoltura inoltre richiede un grande apporto d’acqua e questo può portare a stress idrico oltre che a problemi di disponibilità d’acqua per altre colture.
Inoltre con l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti si contaminano il terreno e l’acqua.
Anche l’imballaggio, in particolare le bottiglie di vetro, sono una grande sfida per quanto riguarda il riciclo e lo smaltimento.
Quindi molti produttori di vino vegano non si limitano ad utilizzare agenti chiarificanti di origine vegetale ma adottano pratiche agricole sostenibili.
Infatti, riducono o eliminano l’utilizzo di pesticidi, utilizzano irrigatori a goccia per non sprecare acqua, utilizzano imballaggi riciclabili e installano pannelli solari o altre fonti di energia rinnovabile.
Come riconoscere un vino vegano?
Un modo è sicuramente leggere l’etichetta oppure, se ci troviamo al ristorante, possiamo chiedere al personale se ne hanno a disposizione; alcuni lo inseriscono direttamente sul menù.
Cantine biologiche
Frey Vineyards é stata fondata in California nel 1980 ed è la prima cantina biologica certificata negli Stati Uniti.
La cantina da diversi anni evita l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici e adotta pratiche sostenibili e rigeneranti per preservare la salute del terreno. Inoltre, sensibilizza il pubblico organizzando visite guidate.
Nel sud della Francia invece, Robert Eden un enologo britannico ha fondato Chateau Maris. Anche loro producono vini biologici e biodinamici nel pieno rispetto dell’ambiente.
Insolita la realizzazione di una cantina ecologica realizzata in canapa e calce riducendo così l’impronta di carbonio.
La canapa, infatti, è un materiale sostenibile ed isolante che mantiene una temperatura stabile senza l’utilizzo di ulteriore energia.
Inoltre, la cantina con la piantumazione di alberi e siepi ha creato l’habitat perfetto per insetti benefici promuovendo così la biodiversità.
La più antica azienda vinicola a conduzione familiare in Australia è stata fondata nel 1849. Questa cantina ha implementato pratiche sostenibili in tutte le fasi della produzione del vino.
Impiega tecniche di irrigazione efficienti e raccoglie l’acqua piovana per ridurre l’utilizzo di acqua corrente ed utilizza energia solare per ridurre l’impatto ambientale delle sue operazioni.
Più recentemente, nel 2012, nel Regno Unito è stata fondata la Oxney Organic Estate.
Non vengono utilizzati pesticidi e fertilizzanti sintetici al contrario usa compost organico e metodi naturali di controllo dei parassiti.
La cantina Bodegas Torres fondata nel 1870 è una delle più prestigiose della Spagna. Famosa anch’essa per il suo impegno verso la sostenibilità ambientale. Hanno ridotto, infatti, l’uso dell’acqua, introdotto pannelli solari, biomassa e altre forme di energia rinnovabile per alimentare le operazioni vinicole.
Riflessioni
Chiaramente queste sono solo alcune alternative e grazie alla domanda sempre più crescente da parte di vegani e vegetariani, c’è sempre più una sensibilità maggiore da parte delle aziende vinicole.
Molti concorderanno con questa celebre frase: “Bevi il vino che l’ acqua fa la ruggine”.
Quindi che preferiamo il dolce o il secco, il rosso o il bianco ricordiamo sempre di bere responsabilmente non soltanto per la nostra incolumità, ma anche per quella del pianeta che ci ospita e degli altri fantastici esemplari che lo popolano.