Inditex investe davvero in un futuro sostenibile?

Da Zara a Mango, Bershka, o Massimo Dutti, i suoi marchi hanno riempito le nostre strade e i nostri armadi

Author
Renata Abeni
Visual Curator

Inditex, multinazionale della moda nata nel 1985 a La Coruña, è uno dei nomi più associati alla fast-fashion. Da Zara a Oysho, Bershka, o Massimo Dutti, i suoi marchi hanno riempito le nostre strade e i nostri armadi.

La combinazione di prezzi accessibili e design al passo con ogni trend ha portato crescite costanti (nel report 2023 Inditex dichiara che le loro vendite hanno raggiunto 35.9 miliardi di Euro con un incremento del 10.4%) ma ha anche attirato forti critiche sul modello di business poco sostenibile e non etico.

Critiche a Inditex

Oltre alle accuse di sfruttamento del personale sottopagato nelle fabbriche asiatiche (in cui vengono prodotti la maggior parte dei prodotti), una delle richieste più frequentemente avanzate alla compagnia e’ la richiesta di maggiore trasparenza.

Immagine di Luis Miguel Bugallo Sánchez-Manifestazione SAIN contro Inditex-Santiago de Compostela, Galicia

Non solo per come vengano fabbricati i loro capi ma anche di quanti ne vengano prodotti annualmente ( per comprendere il livello di sovrapproduzione) e come venga gestita la merce invenduta.

Nel tentativo di migliorare la propria immagine ed adattarsi alla sensibilità del pubblico, Inditex ha creato diversi progetti per mostrare uno sforzo verso maggiore trasparenza e sostenibilità, come evidenziato anche nel “climate transition plan” del loro report 2023.

Caritas e Moda Re-

Uno di questi progetti e’ la collaborazione con Caritas Española e, in particolare, con Moda Re-.

Moda Re- è una Cooperativa di Iniziativa Sociale senza fini di lucro promossa da Cáritas Española. Dedita alla gestione degli indumenti di seconda mano, copre ogni fase della loro gestione: raccolta, preparazione per il riutilizzo, riciclo, donazione e vendita.
Un aspetto fondamentale del loro progetto è la politica di integrazione. Questo è un programma di assunzioni con un’attenzione specifica verso chi è a rischio o già soggetto ad esclusione sociale.
Grazie alla sua presenza in 90 città spagnole riesce ad assorbire e distribuire grandi quantità di abbigliamento di seconda mano. Con le sue 42975 tonnellate di abiti raccolti nel solo 2023 non ha paragoni nel campo dell’abbigliamento usato, in Spagna.

Inditex non solo ha concordato un contributo di 3.5 milioni di euro per il periodo 2023-2025, ha anche utilizzato Moda Re- per la creazione di Loopamid 6 (ad opera della compagnia chimica BASF). 

Loopamid 6 e’ un nylon 6 circolare, basato su dello scarto tessile, creato per la prima volta con una forma di riciclo da tessile a tessile. Moda Re- ha contribuito a questo progetto fornendo il materiale a BASF su cui poter lavorare.
Zara nel 2024 ha utilizzato Loopamid 6 per introdurre sul mercato una giacca con una filosofia del “design for recycling”.

Una nuova legislativa europea in arrivo

Questo investimento di fondi da parte di Inditex, apporta ovvi benefici sia a Moda Re- e Caritas sia alla società spagnola. Incentiva infatti l’integrazione nel mondo del lavoro, l’accesso ad un abbigliamento più sostenibile e ad una riduzione degli sprechi tessili. 

L’altra parte in causa che ottiene grandi benefici e’ però Inditex stessa. 

Quanto questa generosità è dettata dal desiderio di diventare più sostenibili e quanto dalla necessità di essere preparati all’introduzione di una nuova legislativa europea?

Il 5 Dicembre 2023 il Consiglio dell’Unione Europea e il Parlamento Europeo han, infatti, raggiunto un accordo politico provvisorio su una proposta di legge che introdurrà dei requisiti di eco-design per prodotti sostenibili ( ESPR).

La nuova normativa aprirà le porte ad un divieto di distruzione di prodotti tessili invenduti.

A questo si aggiungerà una responsabilità estesa dei produttori: la gestione dello scarto sarà legalmente di loro competenza.

Questa proposta scaturisce dal desiderio di eliminare la pratica del bruciare i prodotti rimasti invenduti dalle varie collezioni, l’apoteosi dell’insostenibilità della moda contemporanea. 

Il mercato dell’usato come possibile soluzione al problema?

Negozio dell’usato

Sovvenzionare una catena di negozi di seconda mano e’ una valvola di sfogo per tutto il materiale che la compagnia stessa ha introdotto sul mercato. Oltre all’investimento in Moda Re- si viene ora anche incoraggiati a riparare, scambiare o donare i propri vestiti di Zara usati tramite la pagina di Zara pre-owned. In entrambi i progetti l’idea è che ci si possa liberare in un colpo solo della responsabilità legale del prodotto e della responsabilità morale dello scarto.

Purtroppo la soluzione per lo scarto tessile non è così semplice. Il mercato dell’usato, nonostante i molti indubbi benefici, ha anche introdotto una nuova categoria di problematiche etiche ed ambientali.

La quantità di prodotti tessili che invadono il mercato dell’usato nel Nord globale e’ ormai tale da essere invendibile nei mercati dove è originariamente destinata. Una grossa parte dei prodotti ( soprattutto quelli in condizioni non ottime e di marche economiche) finiscono quindi per essere poi spediti nel Sud globale.

Qui, progressivamente, invadono i mercati locali, con un impatto negativo sull’industria manifatturiera del Paese di destinazione. Se invenduti, l’impatto sarà disastroso anche sui territori dove verranno scaricati, sepolti o bruciati.

La collaborazione Inditex- Caritas/ Moda Re- non è quindi la soluzione definitiva…ma ogni passo di un gigante del fast-fashion verso la sostenibilità dovrebbe essere sempre visto come un fatto positivo. Soprattutto quando, come in questo caso, ci sono evidenti benefici per la comunità nel suo insieme.