A piedi nudi nel futuro: l’ascesa delle barefoot shoes

Autore
Renata Abeni
English Translation
Chiara Conti
Spanish Translation
Chiara Conti

Voice-over: Cinzia Pascali

Provare la sensazione di camminare a piedi nudi, ma protetti dalle scarpe.

 Sembra un controsenso ma è quello che le marche di “barefoot shoes” dichiarano di voler far provare ai loro clienti.
Queste scarpe minimaliste sono, infatti, progettate per imitare il più possibile la sensazione di camminare scalzi.
Molti dei brand che le producono dichiarano di ispirarsi alla natura e che le loro scarpe ci portino più vicini alla natura stessa. Sostengono che il camminare senza scarpe sia rigenerativo per l’essere umano e possa migliorare la salute, non solo dei piedi, ma dell’intero corpo.

Cosa distingue le barefoot shoes

Queste scarpe hanno caratteristiche particolari che le distinguono dalle scarpe tradizionali.
Innanzitutto la loro suola è più sottile e flessibile (per poter percepire il terreno) e hanno molto più spazio per le dita, permettendo il loro movimento.
I vari design delle barefoot shoes sono concepiti per diverse attività come la corsa, hiking, o per tutti i giorni. Le suole sono, in particolare, disegnate per la specifica attività, variando in materiali e caratteristiche. Per una scarpa da hiking si può trovare una suola anti scivolo per esempio, mentre per la corsa dei materiali che lasciano respirare il piede.

Un esempio di scarpe barefoot. Crediti: Saguaro
Un esempio di scarpe barefoot. Crediti: Saguaro

Offrono, in genere,  un minimo o inesistente supporto all’arco plantare e una protezione minima dalle superfici esterne. Rispetto alle suole tradizionali si possono quindi percepire gli oggetti appuntiti e le superfici irregolari in modo più netto.

Inoltre si distinguono per essere “zero drop”, ossia con un’inclinazione pari a zero tra tallone e dita. Questa è la caratteristica che influisce di più sulla corretta postura. Con un corpo allineato correttamente, il peso è distribuito uniformemente e le articolazioni sono caricate in modo equilibrato.

Grazie al fatto che han meno strati e componenti sono anche distinguibili per il loro design minimalista.
Questo, combinato con le suole sottili e la mancanza di supporto plantare, le rende molto più leggere. Anche grazie ai materiali innovativi e alternativi usati per ridurre il peso. Vengono anche utilizzate tecnologie innovative e stampe 3D che mirano allo stesso obiettivo: renderle sempre più leggere e flessibili.

L’inizio del trend e la sua crescita

Già dagli anni 60’ si iniziò a sperimentare con trainers più leggere, ma il vero boom iniziò nel 2005 grazie anche all’introduzione di brand come Vibram Five Fingers sul mercato. Queste sono scarpe che hanno la caratteristica di avere le dita separate e, appunto, una suola molto leggera e flessibile.

Nel 2009 viene pubblicato il libro di Christopher McDougall, “Born to run”, che spinge ulteriormente la popolarizzazione delle barefoot shoes.
Nel suo libro, infatti, McDougall parla di una tribù indigena messicana nota per correre lunghe distanze con sandali minimalisti.


Scarpe barefoot: progettate per una sensazione di camminata a piedi nudi, favoriscono una postura naturale e il contatto diretto con il terreno. Crediti: Texsomolika
Scarpe barefoot: progettate per una sensazione di camminata a piedi nudi, favoriscono una postura naturale e il contatto diretto con il terreno. Crediti: Texsomolika


Sempre più compagnie iniziano a creare trainers con un design sempre più minimal e spuntano anche nuovi marchi specializzati. Iniziano anche a diffondersi diversi modelli e opzioni con diverso grado di protezione e spessore della suola.
Dal 2010 inizia una diffusione globale e, nel corso del tempo, è diventato un segmento più importante del mercato dei trainers. 

Nonostante l’aumento di popolarità, le barefoot shoes rimangono comunque un fenomeno di nicchia. Ci sono brand specializzati come Vivobarefoot e marche con linee barefoot (per esempio New Balance), ma la fetta di mercato, seppure in crescita, è di circa l’1%. 

Controversie e dibattiti

Fin dall’inizio della loro popolarità queste calzature iniziano ad attirare diverse critiche e controversie.
Diversi esperti criticano la tecnologia barefoot dicendo che la dichiarazione che possano aumentare i muscoli e migliorare la corsa sia falsa. In particolare, spiegano, c’è un’alta probabilità di potersi far male usandole per attività sportive.
Diversi podologi insistono sull’importanza di una transizione graduale dalle scarpe tradizionali a quelle barefoot, per abituare il piede.

Nel 2012 la compagnia Vibram Five Fingers fu anche denunciata per pubblicità ingannevole da alcuni clienti. La vicenda si concluse nel 2014 con un accordo di 3.75 milioni di dollari senza ammissione di colpa.

Barefoot shoes del marchio Vivram. Crediti: Vivram

Altri podologi, nel tempo, hanno iniziato a sostenere l’uso di questa tecnologia, dicendo che possa, nel lungo periodo, avere dei vantaggi. In generale, però, tutti i vari esperti e gli atleti concordano nel dire che ci vuole ancora molta ricerca per decretarne gli effetti benefici.

Delle calzature naturali e…sostenibili?

Nonostante la maggior parte dei brand usino la parola “natura” riferendosi a questi modelli, in realtà molto spesso le loro credibilità sostenibili lasciano a desiderare.
Le criticità, come è spesso il caso con le scarpe, è l’utilizzo di materiali che contengono derivati del petrolio.
Ci sono molti sviluppi del settore moda in una direzione più sostenibile, ma spesso, nei trainers ad alta tecnologia, la scelta cade su materiali difficili da riciclare.

Questo non vuol dire che non ci siano stati progressi nel campo.
Alcune compagnie, come Vivobarefoot, dichiarano di avere la sostenibilità come obiettivo finale, di voler essere un business rigenerativo.
Non esistendo al momento un vero indicatore di sostenibilità globale per prodotti di moda e trainers, ne hanno creato uno internamente, V Matrix.
Grazie ad esso ogni loro prodotto viene controllato per durabilità, sostenibilità dei materiali, facilità di riparo e di futuro riciclo.

Catena del valore del marchio Vivobarefoot. Crediti: Vivobarefoot


Altre compagnie che si stanno muovendo in una direzione più sostenibile sono Earth Runners (che produce sandali di caucciù) e Xero Shoes.
In Xero Shoes l’investimento è più nel lungo termine, offrendo garanzie per incentivare l’uso prolungato di ogni prodotto. 

L’evoluzione e il loro futuro

La loro evoluzione riflette una crescente consapevolezza dell’importanza della salute dei piedi e un desiderio di alternative alle calzature tradizionali. Tuttavia, come per molte innovazioni nel campo della salute e del fitness, è fondamentale un approccio equilibrato e personalizzato.

Il futuro delle barefoot shoes sarà probabilmente caratterizzato da un continuo bilanciamento tra minimalismo e protezione, tra ritorno alla natura e avanzamento tecnologico. La sfida per i produttori sarà quella di soddisfare le esigenze di prestazioni e comfort, mantenendo al contempo un impegno verso la sostenibilità ambientale.

Mentre la ricerca continua a esplorare i loro effetti a lungo termine, le barefoot shoes rimangono un esempio interessante di come l’industria della calzatura possa ripensare concetti fondamentali come comfort, salute e connessione con l’ambiente.

Scarpe barefoot: un passo verso una connessione più profonda con la natura e una scelta sostenibile per l'ambiente. Crediti: Vivobarefoot
Scarpe barefoot: un passo verso una connessione più profonda con la natura e una scelta sostenibile per l’ambiente. Crediti: Vivobarefoot


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