Mutilazione genitale femminile

author
Andrea Allegra
Translator
Viviana Grasso

La mutilazione genitale femminile è quella pratica che prevede l’asportazione di una o più parti dell’organo genitale esterno femminile per motivi culturali, religiosi e di credenza popolare e non per indicazione medica. Essa viene praticata a bambine che mediamente hanno tra i tredici e i quindici anni, ma in alcuni casi anche di cinque  anni fino ad arrivare alle neonate.  La MGF, crasi per semplificare la lettura, spesso viene effettuata con strumenti spartani e rudimentali e in condizioni igieniche insufficienti.  Ed è considerata una violazione dei diritti umani.  

La mutilazione genitale femminile, immagine di una rosa cucita.

I motivi della mutilazione.

L’origine di questa usanza si è persa nel tempo, si legge infatti che ancor prima della nascita delle religioni maggiori, la MGF fosse già praticata. La diffusione parte sostanzialmente dal continente africano per poi espandersi in altre parti del mondo in conseguenza alle migrazioni.

E’ difficile quindi riferire il fatto ad un motivo preciso. Un primo motivo viene dato da una questione legata alla crescita della donna nella società: si pensa che questo costituisca il passaggio dall’età puerile a quella adulta. Si prepara la persona ad affrontare il dolore, alla possibilità di potersi sposare, e di conseguenza a poter pretendere, da parte della famiglia d’origine, una dote maggiore. Oltre a questo, intervengono motivi estetici o presunti igienici: l’organo esterno femminile, dopo  la mutilazione, diventerebbe meno brutto e meno sporco e di conseguenza più adatto ad essere desiderato e ad avere una funzionalità migliore durante la gestazione e il parto. E ancora si crede, in questo modo, di garantire una sicurezza maggiore alla donna che avrà minor possibilità si subire stupri. In ultimo la pratica della MGF garantirà al marito una maggio fedeltà da parte della consorte.  Il compito di fare questo tipo di operazioni è dato spesso a donne specializzate e tra l’altro ben remunerate.

Tipologie di mutilazione genitale femminile.

La mutilazione genitale femminile si pratica in diversi modi a seconda della situazione. Citando direttamente l’Organizzazione mondiale della Sanità, esistono quattro tipologie  di MGF con annesse circa sei sottocategorie:

  • Tipo I (Sunna)consiste nella rimozione parziale o totale della clitoride e/o del suo prepuzio;
  • Tipo I a: consiste nella rimozione del prepuzio/cappuccio clitorideo (circoncisione);
  • Tipo I b: consiste nella rimozione della clitoride insieme con il prepuzio (clitoridectomia);
  • Tipo II: consiste nella rimozione parziale o totale della clitoride e delle piccole labbra, con o senza l’asportazione delle grandi labbra (escissione o asportazione);
  • Tipo II a:consiste nella sola rimozione delle piccole labbra;
  • Tipo II b: consiste nella rimozione parziale o totale della clitoride e delle piccole labbra;
  • Tipo II c: consiste nella rimozione parziale o totale della clitoride, delle piccole labbra e delle grandi labbra;
  • Tipo III (Circoncisione Faraonica):consiste nel restringimento dell’orifizio vaginale con la creazione di una chiusura realizzata tagliando e riposizionando le piccole labbra o le grandi labbra, con o senza l’asportazione della clitoride. In molti casi i lembi cutanei delle labbra sono cuciti insieme (infibulazione). Questa procedura spesso richiede un’ulteriore pratica di riapertura della sutura effettuata, con lo scopo di facilitare il rapporto sessuale e/o il parto. Spesso, le donne vengono infibulate e deinfibulate diverse volte nel corso della loro vita provando sofferenze inimmaginabili;
  • Tipo III a:consiste nella rimozione e apposizione delle piccole labbra con o senza escissione della clitoride;
  • Tipo III b: consiste nella rimozione e apposizione delle grandi labbra con o senza escissione della clitoride;
  • Tipo IV: sono tutte le altre pratiche ritenute dannose per i genitali femminili ed eseguite per ragioni non terapeutiche. Comprendono la puntura, la perforazione, l’incisione, il raschiamento o la cauterizzazione della clitoride, il taglio della vagina (gishiri) o l’introduzione in vagina di sostanze corrosive per restringerla o renderla asciutta.

Conseguenze delle mutilazioni genitali femminili.

Ovviamente le conseguenze per tutte le bambine o le donne che subiscono questa pratica sono spaventose. In primo luogo queste operazioni avvengono in condizioni di igiene pessime, rendendo così molto probabile l’insorgere di infezioni. Il dolore che si prova è straziante e la perdita di sangue è un altro fattore di pericolo. A questo seguono poi conseguenze che le vittime si porteranno dietro per tutta la vita: problemi psicologici, difficoltà nella minzione, problemi di infertilità, complicanze durante la gestazione e il parto e una maggior propensione al decesso del neonato. E logicamente una perdita parziale o totale del piacere sessuale.

mutilazione genitale femminile: strumento primordiale

Come contrastare l’ MGF

Lo strumento primario per contrastare la mutilazione genitale femminile è la cultura. Da una parte la presa di consapevolezza che ogni donna deve avere riguardo i propri diritti e, in secondo luogo la responsabilità degli stati e delle società che hanno nei confronti dei propri appartenenti. La scolarizzazione femminile, che proprio dopo la MGF viene interrotta, dovrebbe proseguire in modo tale da dare la possibilità di una scelta consapevole rispetto a tutte quelle che sono le usanze e le imposizioni che il tessuto sociale mette di fronte alle donne stesse. Allo stesso tempo si sta per fortuna andando nella direzione di rendere la mutilazione illegale. Diversi paesi infatti hanno messo al bando questa pratica. La difficoltà sta nell’arrivare a tutte quelle micro comunità dove ancora si ritiene che sia indispensabile portare avanti questa usanza per preservare l’identità della comunità stessa. A livello internazionale, grazie alla CEDAW (Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna), sono stati fatti passi in avanti molto importanti. Citando l’articolo primo della convezione si legge infatti:

Ogni distinzione, esclusione o limitazione basata sul sesso, che abbia l’effetto o lo scopo di compromettere o annullare il riconoscimento, il godimento o l’esercizio da parte delle donne, indipendentemente dal loro stato matrimoniale e in condizioni di uguaglianza fra uomini e donne, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale, civile, o in qualsiasi altro campo.

Molto importante ricordare che è stata istituita la giornata internazionale di tolleranza zero per le mutilazioni genitali femminili il 6 febbraio di ogni anno e che e l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha incluso tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile da raggiungere entro il 2030 quello di eliminare le MGF.