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Storie di donne fotografe

Author
Marco Nardini
Translation
Karyna Prieto
Nan Goldin: Misty and Jimmy Paulette in a taxi, NYC. Storie di donne fotografe
Nan Goldin: Misty and Jimmy Paulette in a taxi, NYC

Dal 3 febbraio sarà in libreria “10×10. Storie di donne fotografe”. Un interessante volume, curato da Nicolas Ballario, che racconta la vita, le storie e l’arte di dieci protagoniste della fotografia del XXI secolo. Dieci donne fotografe.

Alla ricerca della propria identità

Con un’accurata selezione delle loro opere, impresse negli occhi (e nelle emozioni) di tutti, il libro illustra il fluire delle vicende di queste pioniere della fotografia del XX secolo. Storie di donne fotografe. Da Dorothea Lange, con il suo lavoro sull’America durante la Grande Depressione, a Gerda Taro, con i suoi scatti dei soldati e della Guerra di Spagna.

Fino a Margaret Bourke-White, con i suoi agghiaccianti documenti (tra gli altri) sul campo di concentramento di Buchenwald. Claude Cahun, anticipatore di temi legati all’identità sessuale e di genere. E poi Lisetta Carmi, recentemente riscoperta dopo decenni di oblio.

Una sensibilità unica al contesto

Autori celebri, come Tina Modotti e Imogen Cunningham. Fino ai giorni nostri, con grandi artiste come Cindy Sherman e Vanessa Beecroft, che utilizzano la fotografia come mezzo privilegiato di espressione del loro mondo interiore e della loro ricerca espressiva. E Nan Goldin, che “fotografa il non fotografabile”.

Nel complesso, una sensibilità unica per il loro contesto. Unica anche per le loro impressionanti esistenze. Un’innata capacità di tradurre visivamente i cambiamenti in corso. Paesaggi che cambiano. Rappresentati senza pregiudizi. Attraverso una lente chiara e cristallina. A volte tagliente. Una lente che rappresenta una realtà piena di discriminazioni.

 Martha Graham, 1931. Storie di donne fotografe
Imogen Cunningham: Martha Graham, 1931

Ecologia dell’immagine

Quanto sentiamo vicine queste immagini/riflessioni. Anche se sono lontane nel tempo, sono sempre vicine all’attualità. Perché il mondo attuale è ancora e sempre parziale, parziale e ingiusto. Richiede uno sforzo di responsabilità per essere accettato e curato. Riportato a una sostenibilità accettabile, per la sua deriva. Un mondo che sia tanto realtà fisica quanto (anche e soprattutto) luogo interiore.

Questo atteggiamento ecologico è anche un’esplorazione critica del mondo. Dove la pratica dello sguardo è una struttura di “punti di vista”. Al di là della rappresentazione e del valore arricchito. Le idee diventano quindi elementi materiali dei nostri ambienti. Sono concetti fisici. Circolano nei pensieri, plasmano le nostre menti, i nostri corpi e i nostri ambienti.

Senza questo atteggiamento, per cucire le trame, è difficile capire il significato della parola “immagine”. Anche nel suo significato di ecologia dell’immagine. In grado di rappresentare in modo unico le interazioni tra gli individui e l’ambiente. Rappresentare ma anche descrivere, capire, spiegare.

Storie di donne fotografe

Il libro “non vuole essere un compendio della fotografia femminile e non ha certo l’ambizione di offrire una sintesi in questo senso” – afferma il curatore Nicolas Ballario. “Abbiamo scelto dieci donne che hanno cambiato la storia della fotografia con la loro pratica e lo hanno fatto da una posizione scomoda che le voleva gregarie”.

Le artiste descritte sono donne e fotografe con personalità molto diverse; ciò che le accomuna, però, è il fatto di aver precorso i tempi, sfidando un mondo e un sistema – quello dell’arte – profondamente maschilista. Anche questo fa parte delle storie delle donne fotografe.

La durezza dell’ambiente (sia esso fisico o psicologico, culturale o contestuale) ci costringe a prendere in considerazione logiche non apparenti. Forse nascoste. Una situazione che ci impone di sviluppare una sensibilità ecologica. In grado di “riformare” i punti di vista. Presente e futuro.
Il segno, in particolare come è stato mobilitato nella teoria culturale, gioca un ruolo di primo piano. Nell’iconografia e nelle percezioni, a sostegno della visione.

“Rispettando la regola, la donna perde la sua visione”

Quando Virginia Woolf scrisse “Una stanza tutta per sé” (alla fine degli anni Trenta) voleva stigmatizzare le ingiustizie sociali e la mancanza di libertà di espressione per le donne. Lo fece commentando come “rispettando la regola, la donna perde la sua idea”.

Sono storie che fanno riflettere. A un nuovo modo di vedere e comprendere il mondo. Il risultato è una generazione di feedback ambientali senza precedenti. Il segno viene utilizzato per la sua capacità di purificare dalle apparenze. Per tradurre le affermazioni sul mondo in un nuovo linguaggio. Nel processo di acquisizione di nuovi strumenti e visioni.

Ma l’influenza delle aspettative sociali ha condizionato, e condiziona, il lavoro di tutte le donne. Fino ad oggi. In questo bel libro, Nicolas Ballario raccoglie le esperienze di dieci donne artiste. Sono diverse per età, esperienza e visione del mondo. Ma tutte condividono una visione orgogliosa e, a volte, impenetrabile. Propongono una strategia di ricerca che inscrive la coscienza del proprio ambiente in un insolito processo di osservazione. Uno sguardo con cui solo le donne sanno interpretare il mondo in cui viviamo.

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“10×10. Storie di donne fotografe”, link

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