percezioni e performance

Percezioni e performance di Olafur Eliasson

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Belen Espino

Mostre e installazioni che lasciano a bocca aperta. Il suo nome forse non vi dirà molto, ma parliamo di un’artista che è stato nominato “UNDP Goodwill Ambassador” (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) per i cambiamenti climatici nel 22 Settembre 2019, creando un mix perfetto di percezioni e performance.

L’arte come cura, percezioni e performance.

Tra le righe di UNPD dedicate a Olafur Eliasson leggiamo: “Eliasson sosterrà un’azione urgente per il clima. Aiutando l’UNDP a sensibilizzare e mobilitare il sostegno per la lotta contro gli effetti del cambiamento climatico; attraverso progetti che promuovono le energie rinnovabili, riducono le emissioni di CO2 e proteggono il nostro pianeta per le generazioni a venire. Portando una nuova prospettiva creativa per le questione ambientali e sociali.
L’artista vive e lavora tra Copenhagen e Berlino. Non solo artista ma anche attivista a cui stanno a cuore le problematiche contemporanee e lo sviluppo dei cambiamenti climatici; ha dedicato maggior parte dei suoi lavori a una serie di installazioni alquanto sperimentali, che si approcciano a diverse sfere artistiche (tecnologiche e architettoniche).

Installation view, 2006 neugerriemschneider, Berlin, 2006 Photo: Jens Ziehe

Alcune di queste sono molto note, tra cui “Little Sun” e “The Weather Project”. Little Sun è due cose: il nome dell’impresa sociale creata da Eliasson insieme all’ingegnere Frederik Ottesen dove producono caricabatterie e lampade a led; la seconda è una torcia, o meglio lampada che prende il nome di Little Sun. Questo strumento è a tutti gli effetti un’operazione artistica commercializzata; distribuita e fruibile per tutti coloro che vivono in zone colpite da calamità naturali e senza elettricità. Si tratta quindi, di una lampada che puoi portarti sempre dietro, in campeggio o nel tuo viaggio con zaino in spalla; si ricaricherà alla luce del sole.

Il riferimento e la prospettiva che vuole mostrare l’artista sono i legami tra arte ed energia rinnovabile, che fanno da sfondo alle tematiche ambientali; la maggior parte delle sue opere sono infatti incentrate su una sensibilizzazione che possa essere di utile arbitrio per chiunque.

Little Sun, 2012 Addis Ababa. Photo Michael Tsegay
Il sole in una stanza. Nella piovosa Londra, uno spiraglio di luce.

Creata ed esposta al Tate Modern di Londra nel 2003 . Installazione e performance, un sole “artificiale” e racchiuso in una mostra che coinvolge lo spettatore ed entra in enfasi con tutti il resto creando un’ atmosfera calda. Si colora di ombre e sagome in movimento, in uno spazio che ha focus i fenomeni naturali, percezioni e performance.  Un semicerchio di luce, riflesso in uno specchio, creando una foschia, ripulendo tutti gli spazi così da permettere ai visitatori di non vedere oggetti non inerenti. In un’intervista al The Guardian dice: “Avevamo anche un meteorologo della BBC che allestiva un piccolo studio e faceva le previsioni dalla Tate ogni giorno per una settimana. Faceva le previsioni con il mio sole alle spalle e poi alla fine diceva: <<E qui alla Tate il sole splende ancora>>. Entro una settimana, milioni di persone avevano visto il lavoro in TV.

“The glacier melt” series è una serie fotografica durata due decenni dal 1999 al 2019. L’artista si è immerso nella fotografia di un paesaggio islandese, come prova inconfutabile dello scioglimento dei ghiacciai avvenuto negli ultimi 20 anni. Si è posizionato sulle stesse coordinate e il risultato è spaventoso, una differenza abissale tra allora e adesso. Le foto sono un “apri gli occhi” in quanto rendono semplicemente visibili e vivide le conseguenze della azioni umane sull’ambiente.

Olafur Eliasson, The glacier melt series 1999/2019, 2019. Courtesy of the artist; neugerriemschneider, Berlin; Tanya Bonakdar Gallery, New York / Los Angeles © 2019 Olafur Eliasson. Photo: Michael Waldrep / Studio Olafur Eliasson
Può l’arte indagare, rendere partecipi gli altri e sensibilizzare gli essere umani?

La risposta è si! Altri artisti ci vengono in mente pensando agli interventi artistici creati in ambienti naturali; come Walter De Maria o Robert Smithson, lavoravano direttamente in contesti naturali nella corrente artista della Land Art.

In un altro articolo ci siamo posti una domanda simile.
“E se davvero avessimo la possibilità di ascoltare ciò che il nostro pianeta ha da dirci?” E anche qui c’è una risposta fornita dall’artista. Ha ideato, insieme alla collaborazione di esperti del settore per la salvaguardia ambientale e con la l’eccezionale partecipazione di bambini e adolescenti, un opera d’arte digitale dal nome: Earth Speakr –  invita i bambini a parlare per il pianeta – Ma questa è tutta un’altra storia. Se vuoi saperne di più qui troverai un articolo che racconta l’idea di questo team fantastico!

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