RespirArt è uno dei parchi d’arte più alti al mondo (fra i 2.000 e 2.200 metri) e si snoda in un circuito di tre chilometri, sull’Alpe di Pampeago, con installazioni d’arte contemporanea realizzate con materiali naturali da artisti internazionali. Incastonato in uno splendido scenario naturale, è posizionato proprio di fronte al massiccio montuoso del Latemar.
L’arte contemporanea si fonde con la natura delle Dolomiti in questo suggestivo percorso di land art. Il progetto RespirArt è nato dal comune intento della giornalista, e curatrice di questo parco, Beatrice Calamari e dell’artista Marco Nones di voler portare l’estetica della Land Art in questo suggestivo Patrimonio dell’Unesco.
La filosofia di RespiAt: La natura completa le opere
Ogni opera del parco è affidata alla neve, ai temporali primaverili, al vento e al sole d’alta quota. Gli agenti atmosferici non rovinano le opere, tutt’altro, essi le completano, plasmando le forme e mutando i colori. Il gesto creativo di “lasciare andare” opere d’arte nella natura invita ad affidarsi ai mutamenti e, quindi, alla vita che è continua trasformazione. Osservandole si percepisce chiaramente la sintonia che possono raggiungere uomo e natura attraverso gesti di creazione.
Le opere di land art ospitate in RespirArt sono totalmente integrate alla natura del parco: qui l’arte si integra a una natura reale e viva come l’installazione Harmonia dell’artista, designer e architetto Dorota Koziara che lavora fra Milano e la Polonia, è sorta nel 2016 con legno e canapa. Raffigura due corpi, schiena contro schiena, protesi alla ricezione dell’energia universale fra le Dolomiti. L’opera invita a sedersi per ammirare le Pale di San Martino o la Pala Santa. Un altro esempio è l’opera di Aldo Pallaro, Ouverture. Un albero nudo si apre alla volta celeste per ricevere l’energia e le sue trasparenze: aria, acqua, calore e luce. Lui si nutre di ciò che offre l’atmosfera terrestre, con senso di gratitudine. L’artista di Padova lo ha creato nel 2015 con un tronco di larice e lastre d’acciaio.
Il parco conta 27 opere, 27 gesti a favore del clima. Ogni estate, la Manifestazione internazionale d’arte ambientale RespirArt invita artisti internazionali e artisti emergenti a esprimere il loro pensiero accanto al gruppo dolomitico del Latemar, Patrimonio dell’Umanità.
La 12a Manifestazione internazionale d’arte ambientale RespirArt
Dal 2011 gli artisti si alternano ogni estate, a luglio, fra i pascoli alti di Pampeago, per dialogare con le guglie dolomitiche del Latemar.
Dal 18 al 25 luglio 2020, la Manifestazione internazionale d’arte ambientale RespirArt ha ospitato Patrizia Giambi, artista di fama internazionale che vive e lavora in Romagna, e la coppia artistica di Pordenone formata da Gabriele Meneguzzi e Vincenzo Sponga, fondatori dell’Humus Park.
Patrizia Giambi, che ha creato progetti artistici ed editoriali con Maurizio Cattelan e ha vissuto e lavorato a Los Angeles, per il parco ha realizzato l’installazione “Reggia barbarica”. A comporla saranno legni di scarto e feltro lavorato a mano. La piccola costruzione, “povera” in apparenza e priva di tetto, al suo interno avvolgerà i visitatori come in un fertile abbraccio, grazie alla presenza di figure gravide, umane e animali, che affiorano dalle pareti di feltro. La natura si trasformerà così in una dimora sicura, in una veste da indossare, in una reggia lussuosa per qualsiasi ceto sociale di appartenenza.
L’installazione di Gabriele Meneguzzi e Vincenzo Sponga, intitolata “Punto e virgole”, è stata creata con ferro, rami e zolle di muschio. La “punteggiatura”, disposta su un prato, favorisce la “lettura” di una natura fino a oggi incompresa. I due artisti, dopo aver partecipato a festival di land art in tutto in mondo, hanno creato un circuito artistico imponente per sensibilizzare l’uomo sul clima e sulla natura.
In questo parco d’arte hanno creato installazioni il grande artista giapponese Hidetoshi Nagasawa, la celebre land artist dell’Ohio Olga Ziemska, la “ricamatrice” di licheni svedese Hannah Streefkerk, che ha adagiato ricami di licheni su quattro pini cimbri. “Ci ho messo molti mesi per ricamare e cucire a uncinetto questi licheni – ha raccontato -. È un lavoro lento, in totale simbiosi con i tempi dilatati della natura e con i suoi colori. È tempo speso bene, perché rivela il rapporto di dipendenza fra l’albero e il lichene. Anche noi non possiamo vivere gli uni senza gli altri e non possiamo vivere nemmeno senza gli alberi”. Il parco conta anche la presenza dell’italo-svedese Duilio Forte che sta collocando i suoi Sleipnir (cavalli a otto zampe) nei luoghi più suggestivi del pianeta.
Il pittore, scultore e ceramista spagnolo Joan Mirò scriveva ‘una scultura deve reggere all’aria aperta, nella natura libera’: RespirArt si propone l’obiettivo di ri-avvicinare l’uomo alla natura attraverso l’arte, in un respiro fra arte e natura. L’invito è di rilassarsi nella perenne mutevolezza dell’ambiente.
RespirArt, non solo scultura ma anche teatro ad alta quota
Ogni anno viene proposta l’introduzione di nuove installazioni artistiche nel bosco, oltre a numerose altre iniziative per il pubblico ambientate tra queste opere d’arte, come concerti, incontri letterari, spettacoli organizzati nel Teatro all’aperto del Latemar.
Il Teatro del Latemar creato da Marco Nones riproduce i profili rocciosi del massiccio dolomitico del Latemar. Oltre a essere un’installazione d’arte, quest’opera leggera e trasparente è un vero e proprio teatro che ospita spettacoli ogni estate. Il pubblico si accomoda su cubi, fra cespugli di mirtilli e rododendri, di larice per assistere a concerti o spettacoli teatrali.
Simulacro di Federico Seppi
Sembra quasi un’impresa scegliere una di queste opere immerse nella natura per poi raccontarvela, eppure c’è n’è una che colpisce molto: Simulacro di Federico Seppi.
In molti credono che il momento migliore per osservare una scultura in natura sia una splendida giornata di sole, senza nessun timore di tempeste all’orizzonte. Tuttavia anche una giornata dal cielo plumbeo e minaccioso può regalare una magica atmosfera a molte opere d’arte. Questo accade all’installazione Simulacro, che è nata dall’intuizione di voler fermare la caduta di una goccia d’acqua sui rami di un albero, osservata al rallentatore. Le gocce sono riproposte grandi e di rame, incastonate in fasci di rami di nocciolo; l’artista ha fermato un movimento naturale, catartico, che sfugge alla nostra comune percezione. I rami accolgono e racchiudono, ingigantita ai nostri occhi, l’energia spesso invisibile delle piccole cose che ci circondano.
Un’opera che sa trasmettere pace e allo stesso tempo un vortice di emozioni dentro di noi, immersi tra la voce del vento, l’aria tersa, il freddo pungente ma che non ti penetra nelle ossa e i verdi campi liberi. Ecco che si ascolta il silenzio.