La natura ci racconta il pianeta e la sua storia. Ci parla di ordine, di misura, di equilibrio, un ordine concretizzato nel movimento, nell’aggregazione, nell’acclimatazione. La parola magica è, però, collaborazione. Si potrebbe dire che l’ordine creato dalla natura è formato dalla collaborazione, di ogni sua parte. Un luogo naturale viene popolato attraverso una incredibile varietà, ma senza contrastare l’ordine complessivo. Nessuno si senta escluso. Viviamo in un ecosistema di cui non siamo semplici osservatori. Noi stessi ne facciamo parte. Siamo parte dell’ordine creato dalla natura.
Prima dell’uomo, esisteva un’architettura creata dalla vita stessa
Prima dell’uomo
Anupama Kundoo afferma: “Prima dell’uomo, esisteva un’architettura creata dalla vita stessa”, parlando del mondo naturale come fonte d’ispirazione. E sottolinea: “spesso si può vedere la stessa questione già risolta dalla natura”. Anupama Kundoo, nata a Pune (in India) e attualmente attiva in Australia, è un architetto. Autore e ricercatore di fama internazionale, ha indirizzato il suo studio dell’architettura verso una ricerca sui materiali, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale delle tecnologie costruttive. “Secondo me, tutto gira intorno all’interdisciplinarietà, all’interconnessione e all’interrelazione. Se rimaniamo olistici, produciamo un equilibrio”.
Secondo me, tutto gira intorno all’interdisciplinarietà, all’interconnessione e all’interrelazione. Se rimaniamo olistici, produciamo un equilibrio
Si è laureata all‘Università di Mumbai nel 1989. Ha conseguito il dottorato di ricerca alla TU di Berlino nel 2008. La sua ricerca ha originato un’architettura incentrata sulle persone. Basata sullo studio dello spazio e dei materiali, tenendo presente un basso impatto ambientale. Il suo lavoro è stato recentemente esposto nella mostra personale “Taking Time” al Louisiana Museum of Modern Art, in Danimarca. Ha insegnato architettura e gestione urbana in diverse facoltà in tutto il mondo. Si focalizza sui temi dello sviluppo urbano, soprattutto in relazione al tema dei cambiamenti climatici.
Il tempo e l’efficienza
Il suo lavoro fornisce spunti di riflessione, poichè focalizzato sul pensiero riguardo agli attuali metodi di costruzione. L’approccio è innovativo ed è supportato da un’intensa attività di ricerca e sperimentazione. Nei suoi lavori Anupama Kundoo sviluppa tecnologie edilizie integrate che adottano soluzioni infrastrutturali efficienti dal punto di vista energetico e idrico. Ne risultano edifici rispettosi dell’ambiente ed economicamente sostenibili. “Il tempo è il nostro bene più prezioso” afferma. “Il tempo è una risorsa che non stiamo spendendo correttamente. Le persone sono desiderose di risparmiare risorse, ma non si preoccupano di come passano il loro tempo”.
Ripensare i propri progetti
Anupama Kundoo si riferisce al tempo come concetto generale. Riflette sul senso di urgenza che governa l’attuale processo di progettazione che spesso ostacola qualsiasi riflessione a lungo termine a scapito del corpus collettivo delle opere che vengono lasciate in eredità alle generazioni future. Per questo esorta gli architetti a prendersi del tempo per ripensare il loro lavoro e perfezionare i loro progetti tenendo presente la comunità urbana, che è una comunità ecologica. E che può darsi prospettiva tenendo conto della propria sostenibilità.
Terreno comune
Il percorso non è certo semplice. Bisogna saper fornire una risposta adeguata al contesto sociale ed economico bilanciando la teoria con la pratica. Ma la profondità delle riflessioni di Anupama Kundoo va al di là degli edifici che progetta. Lascia intravedere una linea che si sposa con il ghandiano “la vita è molto più che andare sempre più veloci”. Il suo lavoro abbraccia infatti molteplici aree e scale, dagli edifici residenziali e pubblici alle installazioni, dalla pianificazione urbana al ruolo dell’architettura nella società. I progetti più importanti di Anupama Kundoo includono Wall House, Volontariat Home for Homeless Children, Unbound, The Library Of Lost Books. Nel 2012 ha contribuito alla Biennale di Venezia e al suo tema “Common Ground” con una replica in scala 1:1 della Wall House.
A mio parere gli architetti dovranno impegnarsi molto anche per realizzare un habitat che sia sostenibile
Architettura e biosfera
“Penso che ci sia ancora molto lavoro da fare” afferma. “Vorrei cominciare questa risposta partendo dal fatto che la popolazione mondiale sta tuttora crescendo e, nonostante il progresso tecnologico, l’umanità non sta producendo la riduzione della richiesta di energia pro-càpite”. “A mio parere, gli architetti dovranno impegnarsi molto anche per realizzare un habitat che sia sostenibile. È la necessità del momento: penso che abbiamo davvero bisogno di nuove strategie per poter ripensare la materialità dell’ambiente urbano”. Indubbiamente sostenibilità significa pensiero globale. E senso di connettività. Questo può rendere architettura e biosfera un tutt’uno. Olisticamente sostenibile.
Per approfondire: intervista a Anupama Kundoo
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