Progettare ispirati dalla natura

Le proposte attese nel 2024

Visual Curator
Mariagiovanna Amodeo
English Translation
Rebecca Verrascina
Spanish Translation
Andrea Terrado
Author
Marco Nardini

Il 2024 sarà ricordato anche per le numerose proposte di progetti ispirati dalla natura. Progettare lasciandosi influenzare dalla natura è più che una tendenza. E non si tratta solo di una moda, speriamo. Piuttosto è una scelta e una necessità, quella di seguire la natura. Immaginare architetture sostenibili è infatti fondamentale per incrementare l’equilibrio ecologico dell’habitat umano. Parliamo spesso di natura, di sostenibilità e d’ispirazione. La combinazione di questi concetti si delinea come un orizzonte di pensiero per molte delle proposte progettuali più interessanti del 2024. Gli architetti ispirati dalla natura ci restituiscono un modo di progettare vivo e sensibile. Capace di interpretare i valori del luogo e decisamente più vivibile di un’architettura standardizzata e poco incline all’ambiente.

Soluzioni basate sulla natura

Per chiarire meglio il significato del progettare ispirati dalla natura facciamo riferimento al concetto di soluzioni progettuali basate su di essa. Significa definire una condotta progettuale ben precisa che elabori l’insieme delle soluzioni alternative per conservare, gestire in modo sostenibile e preservare la funzionalità degli ecosistemi naturali. Consentendone il ristabilimento, in ecosistemi alterati dall’uomo. Si tratta di affrontare le sfide del mondo contemporaneo in modo efficace e flessibile migliorando da un lato il benessere umano ed incrementando, nel contempo, la biodiversità, contenendo i danni all’ambiente.

Si tratta di affrontare le sfide del mondo contemporaneo in modo efficace e flessibile. Migliorando da un lato il benessere umano ed incrementando, nel contempo, la biodiversità, contenendo i danni all’ambiente

Sotto l’Albero

In quest’ottica l’architetto Diébédo Francis Kéré ha immaginato la nuova sede del Parlamento nazionale del Benin. Si è ispirato all’albero di Palaver, sotto la cui ombra gli africani sono soliti incontrarsi per prendere decisioni nell’interesse della comunità. Il progetto per l’edificio del Parlamento è un’opera monumentale che sarà completata a fine 2024. Diébédo Francis Kéré è il progettista, ma è anche un educatore e attivista originario del Burkina Faso. Kéré è stato anche insignito, nel 2022 ,del prestigioso premio Pritzker, l’equivalente del premio Nobel in architettura.

Con il suo studio Kéré Architecture sta ultimando la sede del Parlamento nazionale della Repubblica di Benin, nella capitale Porto-Novo (nell’Africa occidentale). Si ispira alla natura e ad un soggetto a lui molto caro e ricorrente nei suoi lavori: l’albero, in un edificio che vuole esprimere valori democratici e d’identità come un grande tronco d’albero cavo, all’interno del quale filtra la luce, la circolazione dell’aria e delle persone. Al centro dell’edificio si trova la sala dell’assemblea, al piano terra, impreziosita da uno spettacolare soffitto formato da grandi travi strutturali a vista che evocano rami d’albero. Fornendo un forte dinamismo centrifugo e indirizzando l’attenzione verso l’esterno verso un parco pubblico, che esibisce la ricchezza della flora autoctona del Benin. Fornendo anche un ampio spazio paesaggistico alla città.

Attraverso il Padiglione

Situata all’interno del campus della Rice University, l’area ambientale Harris Gully è un’enclave costituita da diversi habitat naturali. Dalla prateria ai boschi aperti alla fitta boscaglia. Nonostante si trovi nel cuore di Houston, la Rice è un campus ricco di biodiversità. Con un ampio catalogo di specie di uccelli. Più di qualsiasi altro campus nel Nord America. Il Mass Timber Pavilion è una piattaforma di osservazione immersa in questo paesaggio. Rappresenta il primo passo di un piano a lungo termine per la gestione dell’ecosistema.

Il padiglione stesso è un oggetto astratto, concepito e collocato come un elemento paesaggistico, come le rovine di un piccolo tempio. Che invita e accoglie la natura intorno a sé. Nella sua semplicità, indeterminatezza e apertura, s’insinua con leggerezza nell’ambiente, come dovrebbe fare un’architettura in un delicato habitat naturale. Realizzato in legno lamellare incrociato (CLT) il padiglione è una struttura a emissioni negative e un saggio sulle possibilità di questa tecnologia di costruzione sostenibile. L’edificio mette in mostra i pannelli CLT nella loro forma più pura. Come un gigantesco mobile che trasmette la logica del suo assemblaggio. L’immediatezza con cui il materiale viene presentato ne sottolinea la versatilità strutturale con il CLT che funge da tetto, pilastro e capitello.

Il progetto è stato realizzato da Jesus Vassallo, un docente della Rice University, durante un seminario sul legno massiccio presso lo stesso campus. Con l’aiuto di un team formato dagli studenti laureati (Pouya Khadem e Lene Sollie), in collaborazione con l’ingegnere strutturale Tracy Huynh. Il finanziamento per il progetto è stato ottenuto attraverso una sovvenzione federale del Servizio Forestale degli Stati Uniti, con fondi aggiuntivi forniti da generose donazioni alla Scuola di Scienze Naturali e al Lynn R. Lowrey Arboretum.

Dentro il Lago

L’architetto giapponese Junya Ishigami ha inaugurato quest’anno il Museo d’Arte Zaishui, un edificio lungo un chilometro su un lago in Cina. L’edificio presenta aperture che lasciano scorrere l’acqua sul pavimento e si estende da una sponda all’altra del lago. Coprendo quasi l’intero diametro dello specchio d’acqua. Ishigami voleva che il Museo d’Arte Zaishui sembrasse emergere dal lago.

Colonne parallele si innalzano dal fondo per sostenere un sottile tetto dalla forma ondulata. “Le colonne ripetute a intervalli regolari definiscono la nuova superficie dell’acqua, mentre il bordo dell’acqua creato da quella superficie definisce il nuovo terreno”, ha spiegato Ishigami. “Nasce un nuovo esterno, all’interno della struttura.”

Le colonne ripetute a intervalli regolari definiscono la nuova superficie dell’acqua, mentre il bordo dell’acqua creato da quella superficie definisce il nuovo terreno. Nasce un nuovo esterno, all’interno della struttura.

Tra le colonne, dei pannelli di vetro offrono una vista sul lago lasciando intenzionalmente dei vuoti nel punto in cui il pavimento dell’edificio incontra la superficie. Questo consente all’acqua di fluire all’interno dell’edificio, sommergendo parti del pavimento, diventando parte integrante dell’edificio. In inverno, mentre la superficie dell’acqua si congela, l’acqua sottostante rimane liquida e continua a scorrere verso l’interno. “In questo nuovo ambiente naturale creato all’interno di un’opera architettonica, si percepisce un paesaggio in cui la scena interna si sussegue a quella esterna”, ha detto Ishigami.

Il tetto ondulato del museo si deforma, in alcuni punti, per imitare il profilo della catena montuosa retrostante. In altre parti dell’edificio il tetto si apre verso il cielo per introiettare la natura circostante.

Non è un caso che questi progetti esprimano un’urgenza di inclusione, non una separazione con l’ambiente. E nemmeno una chiusura verso esso, ma una scoperta della natura all’interno dell’edificio. Una natura che, attraverso le sue caratteristiche, tende a renderci ispirati. Creando una connessione gentile con il mondo circostante.

Per approfondire: Tornare alla natura: il biometismo in architettura

Ti potrebbe interessare anche: Sfollati climatici: i rifugiati invisibili