Città verdi e digitali in Europa

Translator
Viviana Grasso
Reader Rating1 Vote
91

Città più verdi. Comunità che, anche attraverso il digitale, possano migliorare il benessere degli abitanti. Ma anche delle imprese, dei visitatori, delle organizzazioni e degli amministratori. Città verdi in grado di contribuire a una migliore qualità della vita. In che modo le “città verdi” possono raggiungere tale scopo? Aiutando a gestire meglio le risorse energetiche e i servizi. Monitorando e riducendo il traffico locale e l’inquinamento. Realizzando modi più ecologici per illuminare e riscaldare gli edifici. Le città verdi possono anche mettere in campo un’amministrazione cittadina più interattiva e reattiva. In cui l’impegno e la partecipazione dei cittadini al processo decisionale sia più vivo. In particolare per quella parte di popolazione che invecchia e per le persone con disabilità.

Il progetto europeo

Potenziare lo sviluppo urbano sostenibile nelle città dell’unione europea. Facendo leva sulla doppia transizione digital & green. Questo è l’obiettivo della call lanciata dalla Commissione europea nell’ambito della European urban iniziative. Con 90 milioni destinati ai progetti designati l’iniziativa vuole incrementare l’uso di soluzioni di nuova generazione. In grado di migliorare i servizi ai cittadini. Ma anche di abbattere i consumi energetici in chiave di ecosostenibilità.
Il terzo bando della European Urban Initiative (EUI) è un’iniziativa finanziata dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), che sostiene la crescita urbana sostenibile.

Interventi concreti

La città italiana di Bologna ha iniziato a rivedere il suo piano urbanistico generale nel 2018. Il nuovo piano adotta i principi dell’economia circolare promuovendo al contempo la rigenerazione del territorio e la riduzione dell’espansione urbana.

L’idea è quella di sostenere progetti in grado di sviluppare interventi concreti e soluzioni innovative. Che possano essere d’ispirazione alla politica di coesione nelle aree urbane. Le autorità locali interessate dovranno proporre progetti riguardanti la transizione energetica e la tecnologia nelle città.
La prima tematica ( transizione energetica) prevede la sperimentazione di soluzioni innovative “trasferibili e scalabili in contesti di vita reale per le reti energetiche locali economicamente sostenibili. Più intelligenti e integrate, a zero emissioni di carbonio e guidate dalla domanda”. Coinvolgendo al tempo stesso i cittadini e le parti interessate per contribuire ad accelerare la transizione.
Il secondo tema (tecnologia nelle città) ha lo scopo di finanziare progetti per la sperimentazione di soluzioni innovative. Basate sulle nuove tecnologie in contesti di vita reale. Per fornire, ad esempio, migliori servizi pubblici ai cittadini e/o potenziare le capacità delle autorità locali di offrire tali servizi. Attraverso sperimentazioni che potrebbero essere replicate su scala più ampia con l’aiuto degli investimenti della politica di coesione.

Soluzioni innovative trasferibili e scalabili in contesti di vita reale per le reti energetiche locali economicamente sostenibili. Più intelligenti e integrate, a zero emissioni di carbonio e guidate dalla domanda

Alleanza sostenibile tra tecnologia e ambiente

La questione dell’uso sostenibile della tecnologia non è una novità. Le nuove tecnologie possono avere un impatto importante per la sostenibilità ambientale delle nostre città? Non da oggi il mondo vive una fase in cui le attività produttive estraggono, per così dire, 1,75 volte le risorse che il pianeta può “sostenere”. È chiaro che la tecnologia è fondamentale per il progresso umano. Tuttavia il suo impatto dipende da come viene utilizzata.
Secondo i rapporti delle Nazioni Unite, raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030 costerebbe 176mila miliardi di dollari. Garantire la sicurezza umana nello stesso periodo richiederebbe altri 60mila miliardi di dollari. Infine affrontare il cambiamento climatico circa 85mila miliardi di dollari in più dal 2030 al 2050. Costi davvero proibitivi.

La città olandese di Haarlem è la coordinatrice del Partenariato per gli appalti pubblici innovativi e responsabili. La città ha anche creato centri di cooperazione locale, che si occupano di sviluppare strategie sostenibili per gli appalti pubblici.

Tecnologia e PIL

Secondo alcune stime, entro il 2060, la tecnologia potrebbe incrementare il prodotto interno lordo di tre volte. Aumentando il reddito medio pro capite, a livello globale, di oltre 20 volte entro il 2080.
Come sottolinea la stessa Commissione europea la transizione verso le città verdi e digitali deve essere sana e competitiva. Incentrata sulle persone e compatibile con una società aperta, democratica e sostenibile.

A questo scopo il budget disponibile per il bando è pari a 90 milioni di euro dal FESR. Erogati a un tasso di cofinanziamento dell’80% e non oltre i 5 milioni per ciascun progetto finanziato.
Secondo il progetto europeo qualsiasi autorità amministrativa locale, che abbia almeno 50.000 abitanti e rientri nei parametri stabiliti può partecipare. Questo si traduce nel coinvolgimento di associazioni o raggruppamenti di autorità urbane. Con forma giuridica di agglomerato organizzato composto da Unità Amministrative Locali. In cui la maggioranza (almeno il 51% degli abitanti) vive in Unità Amministrative Locali. E in cui la popolazione complessiva è di almeno 50 000 abitanti.

La seconda città più grande della Slovenia, Maribor, ha sviluppato un metodo per selezionare interventi urbani ad alto impatto che tengano conto delle esigenze economiche, ambientali e sociali.

Incrementare l’efficienza e la sostenibilità dei processi decisionali apporterà importanti benefici economici e produttivi. E faciliterà la migliore comprensione delle questioni sul tappeto. Almeno è quello che ci si augura.

Per approfondire: European Urban Initiative

Forse ti può interessare anche: Si può vivere senza comprare?

Reader Rating1 Vote
91