L’intelligenza artificiale è sostenibile?

Le incognite dell'AI

Visual Curator
Mariagiovanna Amodeo
Italian Translation
Rebecca Verrascina
Spanish Translation
Bryan Bravo
Author
Marco Nardini

Prima che venga lanciata una crociata contro l’intelligenza artificiale proviamo a riflettere sui suoi aspetti controversi. L’intelligenza artificiale può avere un ruolo fondamentale nell’aiutare ad affrontare grandi sfide di carattere complesso. Ne sono convinti molti studiosi. Anche se il suo utilizzo non è privo di possibili rischi. É vero che l’intelligenza artificiale può favorire il perseguimento di processi virtuosi, ma è anche vero che ha notevoli costi in termini ambientali, sociali , economici.

A.I. alleata della sostenibilità?

Se, dunque, l’AI potrà essere davvero alleata della sostenibilità dipenderà da diversi fattori. In termini teorici l’intelligenza artificiale può acquisire un ruolo fondamentale in tutti quegli ambiti in cui problemi molto complessi richiedono l’esame di una grande quantità di dati. Ed è perciò difficile prendere decisioni che siano basate sulle evidenze. Pensiamo, ad esempio, alla costruzione di una smart city dove la quantità di dati da analizzare è colossale. L’AI può intervenire nella creazione di modelli che si basino sui dati raccolti armonizzando anche il contributo di esseri umani esperti della materia.

Bisogna essere più intelligenti dell’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale non è l’intelligenza umana

É chiaro quindi che l’intelligenza artificiale non è l’intelligenza umana. Nel prossimo futuro i rischi più gravi potrebbero essere due. Il primo è quello di dare troppo potere alle macchine. Fino a delegarle a prendere decisioni al posto nostro. Il secondo un uso oscuro che possano farne coloro che controllano macchine e infrastrutture.

Ma forse, ancora più importante (come afferma Federico Faggin), è che “bisogna essere più intelligenti dell’intelligenza artificiale”. E di certo l’uomo ha tutte le potenzialità per esserlo in quanto è dotato di coscienza

Secondo Faggin “La coscienza non è un algoritmo ma creatività. La macchina è un sistema puramente deterministico. In cui lo stato successivo è interamente determinato dallo stato precedente. Ci sono possibilità nel futuro che vanno ben al di là dell’intelligenza artificiale e dell’algoritmo.”

La coscienza non è un algoritmo ma creatività. La macchina è un sistema puramente deterministico. In cui lo stato successivo è interamente determinato dallo stato precedente. Ci sono possibilità nel futuro che vanno ben al di là dell’intelligenza artificiale e dell’algoritmo

Possibilità e rischi

Quindi si può affermare che le possibilità positive dell’intelligenza artificiale sono enormi. Però anche le possibilità negative lo sono. Per questo dobbiamo essere “più della macchina”. Dobbiamo usare la nostra umanità. E questo richiede uno sforzo individuale.

Quando ci troviamo a considerare il problema della sostenibilità, si raggiunge rapidamente una scala di complessità elevatissima. L’incrocio di economia, ambiente e società richiede interpretazioni complesse. É allora che l’impiego dell’AI diventa cruciale.

Ma, concretamente, in che modo questo supporto tecnologico può aiutarci ad affrontare le sfide imposte dalla sostenibilità? Accanto agli indubbi vantaggi che l’AI può portare, ci sono anche rischi in cui si può incorrere. Come fare ad affrontarli? Come rendere, dunque, i sistemi di AI affidabili?

A.I. macchina distopica?

Secondo il designer britannico Neville Brody molte persone hanno visto il passaggio al digitale solo come un cambiamento materiale. “Non credo che si rendessero conto che il modo in cui interagiamo con i contenuti sarebbe cambiato così drasticamente. Non abbiamo più quella libertà di espressione. Tutto il contenuto viene alimentato attraverso la stessa macchina per salsicce.” Questo vuol dire ridurre troppo la complessità.

Alcuni esperti sottolineano inoltre che entro il 2030 circa il 10% della forza lavoro globale dovrà cambiare lavoro imparando una nuova professione. Questo processo (in atto) determina un aumento della polarizzazione dei redditi e un incremento della disoccupazione. L’insicurezza economica è, dunque, una minaccia reale che può determinare la perdita di fiducia nelle istituzioni e un diffuso disagio nei confronti del sistema. C’è anche da dire che l’intelligenza artificiale è caratterizzata dalla concentrazione. L’IA è attualmente dominata interamente da grandi aziende tecnologiche.

I possibili danni dell’A.I.

L’intelligenza artificiale può causare danni ambientali? Sembra di si, proprio a causa del consumo intensivo di risorse. Uno studio del 2019 ha rilevato come l’hardware di A.I. richieda molta energia. Secondo gli esperti, l’addestramento di un singolo modello di intelligenza artificiale produce 300.000 kg di emissioni di CO2. Vale a dire cinque volte le emissioni, nel corso della sua intera vita, di un’automobile a combustione interna. E l’addestramento dei modelli è solo un aspetto. Anche l’infrastruttura dell’A.I. è fonte di emissioni. C’è dunque un rischio ambientale reale. Ma non è solo questo. Il rischio maggiore riguarda la società umana. Federico Faggin, nel suo libro “Irriducibile”, affronta la tematica in senso ampio. Rispetto alla vita e alla coscienza, nessuna macchina potrà mai sostituire completamente l’uomo. Potrebbe accadere solo in un futuro distopico, con un uso dannoso, e quindi insostenibile, della tecnologia.

Per approfondire: Federico Faggin; “Irriducibile”

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