Ridurre il consumo di risorse cambiando i paradigmi della produzione ad esempio allungando i cicli di vita dei prodotti, ridurre all’essenziale i nostri consumi, fa strada all’idea di poter riparare e riutilizzare. L’idea è quella di allungare la vita dei beni, ridefinire i cicli di produzione e consumo e lanciare l’idea che questo si possa considerare un comportamento virtuoso. Possiamo allungare i cicli anche per accelerare la transizione verso un’economia circolare stimolando la competitività e per promuovere una crescita economica sostenibile. Ecco, in breve, il significato dell’idea di allungare i cicli.
Modelli di progettazione
Possiamo cambiare , allungando i cicli, anche nei modelli di progettazione per garantire che i prodotti possano durare di più e che non siano soggetti ad una obsolescenza programmata. Parliamo in questo caso di oggetti che possano essere smontati con semplicità, di cui si possano sostituire le parti danneggiate e che, infine, siano artefatti da poter essere inseriti in un nuovo ciclo vitale, qualora ancora funzionanti.
Un esempio: l’automobile
Attualmente la durata media della vita di un’auto nuova è di circa sette anni. Ma le vecchie auto (come ad esempio le Mercedes 240D), con la loro lunga vita, sarebbero state costruite (con questa vitalità) per sette volte, rispetto a un nuovo veicolo risparmiando quindi sette volte il carico inquinante per la produzione dell’automobile.
Il modello 240D della Mercedes è il taxi più usato in Africa. E forse è l’auto più sostenibile del mondo, costruita per vivere 30 anni e percorrere anche 600.000 chilometri. Questi veicoli vengono adesso utilizzati come taxi (con spesso oltre 2 milioni di chilometri e 45 anni di vita).
Possono essere alimentati nei modi più svariati: con olio di noci, olio di pesce, olio di colza, olio di girasole, olio di palma, biodiesel e perfino vecchio grasso per friggere. In quest’ottica una svolta innovativa sarebbe allora quella di abbandonare le auto usa e getta e allungare i cicli per tornare ai veicoli costruiti per durare molti anni e molti chilometri.
Ripensare
Ma questo concetto non vale solo per le automobili. Ogni manufatto potrebbe essere ripensato in un ottica di allungamento del ciclo di vita. Potremmo prendere decisioni più informate sulla base del ciclo di vita e incrementare la redditività dell’investimento. Sarebbe possibile adattare in modo proattivo i messaggi di marketing senza perdere la connessione con il pubblico di destinazione. Mantenere e rafforzare il richiamo, la reputazione del marchio e la fedeltà dei clienti. Con l’allungare i cicli di vita del prodotto tutto questo è possibile.
Fino al 1950 per produrre 100 barili di petrolio equivalente di energia bastava consumare due barili. Oggi occorrono 15 barili di petrolio equivalente per ottenere 100 barili di energia. E tra dieci anni ci vorranno 25 barili. Mentre nel 2050 estrarremo energia da combustibili fossili utilizzando un barile per ottenerne due.
Efficienza
L’uomo ha sempre tentato di essere più efficiente. Ma che oggi ci sia un problema nel rapporto tra produzione dell’energia e uso delle risorse è un fatto abbastanza chiaro. In ogni rivoluzione tecnologica andare verso sistemi in grado di economizzare energia è stato l’imperativo. Oggi però la produzione tende a cannibalizzare l’energia. E questo potrebbe portare al collasso del sistema energetico. Allungare i cicli (per quanto riguarda prodotti, tecnologie e risorse) sembra essere una buona strategia ecologica. “Fino al 1950 per produrre 100 barili di petrolio equivalente di energia bastava consumare due barili. Oggi occorrono 15 barili di petrolio equivalente per ottenere 100 barili di energia. E tra dieci anni ci vorranno 25 barili. Mentre nel 2050 estrarremo energia da combustibili fossili utilizzando un barile per ottenerne due.”
Come controllare la gestione nell’uso delle risorse? Risorse che spesso finiscono in gran parte nei bidoni della spazzatura, sempre più pieni? La questione è che la vera sorte dei rifiuti, l’origine delle risorse utilizzate per produrre i beni e i costi ambientali connessi alla loro estrazione, lavorazione ed esportazione non ci risulta chiara. Ed è innegabile che allungare i cicli potrebbe permettere un migliore rapporto tra costi e benefici, un migliore uso delle risorse e un più efficiente utilizzo dell’energia.
Riparazione e riuso
Abbiamo assistito, negli ultimi decenni, al fiorire di mercatini e negozi dell’usato. Alla stessa filosofia si ispirano i centri di riparazione e riuso. Si tratta di strutture ancora marginali ma che, seguendo le 54 misure dell’UE per la sostenibilità del ciclo di vita, dovrebbero incoraggiare l’allungamento della vita dei prodotti. A scapito di un sistema tuttora imperniato sull’incenerimento e sull’uso delle discariche.
I centri di riparazione e riuso, integrati con la gestione dei rifiuti, consentirebbero di intercettare e rimettere in circolazione grandi volumi di beni caduti in disuso. Basti pensare a computer, biciclette, elettrodomestici, componenti elettronici. Ma anche infissi, sanitari, abbigliamento, mobili, articoli di produzione industriale. Lo scopo, per nulla nascosto, sarebbe anche quello di mettere in risalto lo sperpero spesso legato alle dinamiche del consumismo dimostrando che un bene scartato da una mentalità usa e getta può ancora vivere diverse vite. Allungare i cicli sarebbe utile anche per evitare una crisi globale permanente senza cadere in un’austerità costrittiva e burocratica. La nostra società si fida solo dell’innovazione e della tecnica. L’esperienza e la storia sono spesso viste come obsolete e inutili, da riscrivere. Allungare i cicli può aiutarci ad invertire la rotta.
Per approfondire: Ciclo di vita
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