L’acqua e il suo utilizzo, sia in ambito privato che industriale, sono temi centrali quando si parla di sostenibilità. Ogni giorno un’elevata quantità di acqua viene utilizzata per le attività produttive, con grandi impatti sull’ambiente. Le acque reflue, infatti, non solo non vengono recuperate, ma nemmeno adeguatamente smaltite.
RiPura offre una soluzione che mira a limitare il consumo delle risorse naturali. Grazie a questo sistema di depurazione innovativo è infatti possibile recuperare acqua depurata e microbiologicamente pura dagli scarichi di vari settori. Questo permette non solo di limitare il consumo di acqua, ma anche di diminuire drasticamente le emissioni derivanti dallo smaltimento delle acque reflue.
Nuove prospettive e nuove soluzioni
RiPura vuole essere, oltre che uno strumento per il risparmio delle risorse energetiche e per il riciclo dell’acqua, un cambio di prospettiva nell’approccio alla questione ecologica. Un progetto che si sviluppa nell’ottica dell’economia circolare. Rende possibile, infatti, il re-immettere nel ciclo produttivo acqua depurata e di valorizzare una risorsa naturale, permetteno il riuso dei residui di lavorazione. I residui solidi derivanti dal processo di depurazione possono essere infatti utilizzati come fonte di energia, diventando così materia prima seconda.
Una delle innovazioni principali di RiPura è la dimensione dell’impianto. Come ci spiega Luca Martin, Presidente e Amministratore delegato di MOIWUS, l’azienda che ha sviluppato il progetto:
“Con RiPura andiamo a ridurre le operazioni di trattamento a solo 2 fasi. Il nostro impianto tratta 5 metri cubi l’ora, ed è inserito su un semi-rimorchio, la cui superficie è un’area di 2,5 x 13,60 mt. In questo spazio ridotto riesce a fare esattamente lo stesso lavoro di un impianto tradizionale a fanghi attivi, che sviluppa l’attività di depurazione in circa 9 fasi, e si impianta su un’area di 5/6000 metri quadri.“
Le dimensioni ridotte lo rendono trasportabile, e permettono quindi di offrire un servizio di noleggio dell’attrezzatura. Si può così sopperire anche alle necessità di realtà più piccole (purché utilizzino una cisterna di accumulo, e non un sistema a scarico continuo), innescando una dinamica di cooperazione fra aziende.
la tecnologia può essere inoltre trapiantata in un impianto di depurazione già esistente, per renderlo più efficace.
Come funziona RiPura?
Il progetto unisce l’esigenza di Luca Martin, di trovare una soluzione per lo smaltimento dei reflui civili, e la necessità di Gianluca Milanese (oggi Vicepresidente e Responsabile settore Ricerca e Sviluppo di MOIWUS) di trattare i residui di lavorazione minerarie. RiPura sfrutta infatti l’azione di calamita (o di spugna) che questi residui minerali possono innescare, e che permette di abbattere gli inquinanti presenti nel refluo.
Il passaggio successivo è la separazione della parte solida da quella liquida. La parte liquida verrà stoccata in una cisterna, pronta per l’ultima fase: una ultrafiltrazione, da cui si ottiene acqua osmotizzata, purissima. Il residui solidi possono invece essere utilizzati come fonte di energia, in quanto ricchi di sostanze organiche.
A completamento del processo, ci sarebbe un secondo impianto. Delle stesse dimensioni. Quest’ultimo si occupa di gassificazione per la produzione di energia elettrica e energia termica.
RiPura è estremamente versatile. Può trattare non solo i reflui civili, ma anche quelli industriali, ed essere quindi utilizzato nel settore vitivinicolo, lattiero-caseario e soprattutto in quello zootecnico.
Il settore zootecnico, per esempio, permette di impiegare l’acqua recuperata in attività di pulizia, andando a migliorare notevolmente la qualità di vita del bestiame, così come la qualità del prodotto finale.
Riduzione di water e carbon footprint
Risulta a questo punto chiaro come RiPura permetta di diminuire la water footprint di un’azienda, ma in che modo influisce sulla carbon footprint? Ce lo hanno spiegano Luca Martin e Andrea Gaspardo, Responsabile della gestione amministrativa. Quello che spesso non sappiamo infatti, è che:
“in Italia ci sono 8776 aziende di spurgo. Ma solo 652 impianti autorizzati, parte dei quali d’estate, quando le città vengono prese d’assalto dai turisti, chiudono, perché non riescono a sostenere la domanda. La quantità di veicoli che devono circolare sulle strade per trasportare reflui, percorrendo anche centinaia di chilometri, è quindi enorme, ed ha un grosso impatto sulle emissioni totali di un’azienda. Riuscire a trattare i reflui sul posto permette di ridurre notevolmente queste emissioni“.