Normativa nZEB: la svolta ecologica delle costruzioni

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Belen Espino

Una delle tante questioni che il Bonus 110% ha palesato è che l’urgenza di costruire degli edifici efficienti dal punto di vista energetico non può prescindere dalle prescrizioni normative a cui progettisti, imprese e clienti devono necessariamente rifarsi. Come abbiamo già affrontato nell’articolo dedicato al Superbonus, infatti, l’efficientamento energetico degli spazi pubblici e privati è una prerogativa indispensabile per ridurre l’impatto ambientale dell’abitare contemporaneo. Il che impone una regolamentazione tanto chiara quanto cavillosa. Ecco perché, dunque, ci troviamo spesso a confrontarci con certificazioni dagli acronimi criptici e spesso indecifrabili. A tal proposito, perché non soffermarsi sulla più chiacchierata del 2021? L’obbligo di certificare un’elevata prestazione energetica di edifici nuovi o sottoposti a riqualificazione non deve esser visto, infatti, come l’ennesima seccatura burocratica introdotta dalla Normativa nZEB: la svolta ecologica delle costruzioni è il suo vero fine!

In cosa consiste la normativa nZEB?

È ormai già trascorso un anno da quando anche l’Italia ha introdotto la normativa nZEB per tutti gli immobili privati e pubblici. Gli nZEB (acronimo di nearly Zero Energy Building) sono edifici ad elevate prestazione energetiche che richiedono, per il loro funzionamento, un consumo d’energia estremamente basso. O, per meglio dire, quasi nullo. Essendo in grado di provvedere autonomamente alla produzione di energia per riscaldamento, acqua sanitaria, ventilazione e illuminazione, gli nZEB nascono per ridurre al minimo l’impatto ambientale.

Si tratta di uno standard studiato in coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile Onu e introdotto dalle direttive europee già nel 2010. Ma nel nostro paese abbiamo aspettato fino ai 1 Gennaio 2021  per poterlo attuare ufficialmente. Ciò detto, c’è da riconoscere, non senza sorpresa, che alcune regioni non hanno esitato ad anticipare la normativa nazionale. Ad esempio, in Lombardia ed Emilia Romagna, rispettivamente dal 2016 e dal 2019, si trovano diversi esemplari di immobili nZEB.

E quali sono le caratteristiche di questi edifici?

Innanzitutto un edificio può definirsi NZEB se dispone di un isolamento ottimale. Occorre, inoltre, che i livelli di consumo siano tali da essere per lo più coperti da una autoproduzione di energia ottenuta da fonti rinnovabili.

La prima caratteristica che contraddistingue questi edifici sostenibili riguarda, dunque, l’involucro, il quale deve evitare dispersioni di calore e surriscaldamento. L’edificio nZEB sfrutta al meglio, poi, l’esposizione solare, attraverso uno studio dell’orientamento e della disposizione degli ambienti domestici.

Come già detto, gli nZEB minimizzano l’incidenza di tutti i consumi: dal riscaldamento al raffrescamento, dalla produzione di acqua calda sanitaria all’energia elettrica necessaria per l’illuminazione e il funzionamento degli elettrodomestici, fino alla ventilazione per il ricambio dell’aria. Gli ultimi fondamentali sono l’impiego di impianti a bassa temperatura, un monitoraggio costante dei consumi e l’autoproduzione da fonti rinnovabili, secondo quanto stabilito dal DLGS 28/2011.

Detail from a living wall covered with variety of plants, flowers and grass, eco-friendly urban architecture in Tel Aviv, Israel (Detail from a living wall covered with variety of plants, flowers and grass, eco-friendly urban architecture in Tel Aviv,

A cosa si devono i requisiti richiesti?

Il concetto di edifici NZEB è stato introdotto dalla Direttiva Europea 31/2010/CE. Da allora ogni paese membro dell’UE ha recepito le Direttive Europee e definito criteri e requisiti per la realizzazione degli edifici ad energia quasi zero. In Italia, il primo intervento normativo per un approccio più completo al tema è quello espresso dal Decreto Ministeriale 26 giugno 2015 del Ministero dello Sviluppo Economico: “Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici”. Questo decreto enunciava le caratteristiche e i requisiti minimi che un immobile avrebbe dovuto rispettare per essere considerato un edificio a energia quasi zero.

Le disposizioni del decreto in vigore a decorrere dal 1 ottobre 2015 sono diventate poi più stringenti dagli inizi dell’anno corrente. Anche a livello locale, comunque, le singole regioni hanno provveduto allo sviluppo di protocolli indipendenti atti a migliorare e regolare l’efficienza energetica degli edifici. Anzi, come anticipato, le stesse si sono mosse più velocemente e con più cura sull’argomento.

E chi ne monitora le prestazioni?

Al fine di monitorare la realizzazione degli edifici ad alta prestazione energetica, l’Italia ha avviato un Osservatorio nazionale grazie all’Unità Tecnica Efficienza Energetica di Enea. Ciò per fornire a progettisti e controllori delle statistiche e delle buone pratiche di tecnologie e procedure volte al conseguimento dello standard nZEB.

L’operato dell’Osservatorio dipende ovviamente dalla collaborazione di diversi attori: agenzie e autorità locali, istituti di ricerca e università, professionisti, proprietari. Aderiscono al progetto il Collegio nazionale Periti Industriali e, sul territorio, l’Ordine ingegneri provincia di Venezia, l’Ordine architetti delle province di Livorno, Monza e Brianza, Reggio Emilia, l’Ordine degli architetti PPeC della provincia di Bergamo, i Periti industriali della provincia di Reggio Emilia.

Per chi volesse segnalare un edificio certificato come nZEB, può contattare il Portal 4E indicando “Osservatorio Nzeb” nell’oggetto del messaggio di segnalazione.

Normativa nZEB: la svolta ecologica delle costruzioni

E per quanto riguarda la gestione a lungo termine?

“Domanda interessante”, staranno pensando i più cinici! Effettivamente, quando si parla di nuove costruzioni, si fa sempre riferimento alla prassi da superare agli inizi, senza menzionare la scrupolosità da mantenere per trarre il meglio da quanto messo in piedi. Un approccio irresponsabile, infatti, può vanificare ogni sforzo. I condòmini vanno informati e seguiti. La convinzione di non spendere nulla potrebbe indurre a sprecare l’energia prodotta dall’impianto.

Il fotovoltaico va sfruttato maggiormente di giorno perché l’elettricità proveniente dal Sole è resa disponibile nello stesso momento in cui è prodotta dai pannelli. Quindi utilizzare gli elettrodomestici (come la lavatrice), fare la doccia o accendere il raffrescamento di giorno ha un impatto sulla bolletta molto inferiore che nelle ore notturne.

Diventa compito degli amministratori di condominio, dunque, avvalersi di sistemi di monitoraggio e contabilizzazione che leggono i consumi costantemente durante il giorno, in modo tale da premiare chi utilizza l’impianto in maniera più virtuosa. L’amministrazione condominiale di edifici ad alta efficienza energetica inizia, così, a richiedere particolari competenze tecniche e gestionali. Anche il più esperto degli amministratori è così chiamato ad aggiornarsi.

In ultimo, quali sono i dati sullo stato di diffusione degli nZEB?

Già prima dell’entrata in vigore della normativa, l’Enea aveva pubblicato nel 2019 l’Osservatorio degli edifici a energia quasi zero (nZEB) relativo al biennio 2016-2018. L’evidenza è che, fortunatamente, il numero degli nZEB sta aumentando rapidamente!

Nell’estate 2018 gli edifici nZEB in Italia erano circa 1400. Trattavasi per lo più di nuove costruzioni (90%) a uso residenziale (85%). Le pompe di calore elettriche erano la tecnologia impiantistica più diffusa per la possibilità di coprire più servizi energetici e di incrementare la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili. Mentre l’indice di prestazione energetica globale medio era pari a 75 kWh/m2.

Non rimane che aspettare i dati relativi all’ultimo anno e verificare come l’ecobonus 110% abbia incentivato la diffusione degli nZEB riducendo l’impatto ambientale degli spazi in cui viviamo.

l’aumento esponenziale degli edifici nZEB
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